Prof. ssa Angelica Lubrano - Partito Democratico - Savona
Ha vinto l’antipolitica: l’astensionismo, le bianche, le nulle, per certi aspetti il grillismo e il dipietrismo.
Ma la cosa paradossale è che persino Berlusconi e la lega vengono ancora percepiti come espressioni dell’antipolitica.
Restiamo noi (e forse Fini!) con la nostra coerente difesa delle istituzioni e il nostro connaturato senso dello Stato, con la rivendicazione e il rispetto della divisione dei poteri come espressione la più alta della democrazia, a essere pertanto percepiti come rappresentanti di una politica invece sempre più invisa.
Il giochetto per niente raffinato, ma efficace, consiste nello sputtanare (pardon vilipendere) tutti gli organi dello stato, nel far mancare alla scuola o alla stessa giustizia le risorse per il funzionamento, nel corromperne gli esponenti più deboli moralmente, nel favorire attraverso assunzioni e concorsi truccati i peggiori, nel penalizzare i funzionari pubblici più solerti, nel costruire opere pubbliche inutili e inquinate da pratiche corruttive, nel moltiplicare (come ha fatto la lega con le Province) sprechi di denaro pubblico: oggi questo governo è arrivato a divorare per la prima volta dal 1992 l’avanzo primario accantonato ogni anno per diminuire il debito pubblico schizzato alle stelle.
Ma la colpa è della politica, quindi nostra! “Si brucia il Reichstag, ma la colpa è dei comunisti!!!”
Questo “governo del fare” ha peggiorato tutti i parametri sociali, civili ed economici, oltre che morali, del nostro paese, attribuendone all’opposizione la responsabilità. Un esempio per tutti: il tema della sicurezza e dell’immigrazione.
In viale Padova a Milano scoppia una rissa e poi una rivolta che mette a repentaglio la sicurezza pubblica e che le forze dell’ordine sembrano incapaci di contenere, se non dopo che danni e devastazioni sono stati già consumati.
Il Sindaco Moratti è del PDL, così come il Presidente di Provincia e lo stesso Governatore, appena rieletto, Formigoni.
E la legge che regola l’immigrazione si chiama BOSSI-FINI. Ma la colpa è del buonismo della sinistra!!!
E questo passa nei 4/5 delle televisioni e dei giornali.
Stupri, accoltellamenti, omicidi si susseguano quasi giornalmente, ma i riflettori si spengono rapidamente.
E’ riapparsa persino la spazzatura, subito nascosta sotto il tappeto. E gli unici brogli elettorali scoperti sono stati quelli in combutta con la n’drangheta per eleggere Di Girolamo del partito di chi ha gridato ai brogli per mesi …. Ma allora perché Berlusconi continua a vincere le elezioni?
Forse bisognerebbe dire che sei regioni su tredici matematicamente in un altro paese non sarebbe definita una vittoria. E le Regioni conquistate poi sono andate due alla Lega e una a un’esponente dell’odiato Fini….E in termini assoluti Berlusconi ha perso milioni di voti, ma tant'è.....
Chi sono allora gli elettori della destra?
Si sono fatte analisi psicologiche (gli italiani hanno bisogno sempre di un padre padrone che pensi per loro); o religiose (invocazione dell’uomo della provvidenza, dell’unto divino); ma più concretamente va detto che a una parte dell’elettorato le cose stanno bene così.
Nel periodo che va dal 2001 a oggi quasi 700 miliardi di euro sono passati dal terzo più povero del Paese al terzo più ricco (B. solo quest’anno ha aumentato la sua dichiarazione IRPEF di 14 milioni e il suo patrimonio ha avuto un incremento strepitoso alla faccia della crisi), grazie a condoni, scudi e abbassamento dei controlli dell’evasione fiscale.
Solo una piccola parte di consenso alla dx (ma sufficiente certo a fare la differenza) deriva dal controllo sui media in un paese in cui, è vero, si legge poco e l’unico strumento di informazione per la maggioranza resta la TV.
Il resto lo facciamo noi, con le nostre divisioni, con le nostre timidezze o arroganze.
Difficile spiegare agli operai che protestano sulle gru o sui tetti delle fabbriche com’è stato possibile nel Paese che ha avuto il Partito Comunista e il Sindacato più forte e organizzato al mondo avere gli stipendi più bassi, il tasso di lavoro nero e il numero di morti bianche più alto di tutto l’occidente, il precariato più avvilente e persino sacche di schiavitù negli scantinati di Secondigliano e nei campi di pomodori del Tavoliere.
Se mi posso permettere qualche proposta:
1- evitiamo di attribuire solo a un capo tutte le nostre aspettative, impegniamoci a costruire un progetto credibile per il futuro, consideriamo realisticamente il PD un tavolo a cui sedersi per cercare il punto di sintesi più alto possibile fra le diverse sensibilità
2- Prestiamo attenzione alle persone, con pazienza spieghiamo quello che stiamo facendo e perché lo facciamo. Fateci caso agli incontri pubblici i nostri parlano, salutano e se ne vanno….
3- Cerchiamo di costruire una linea di ascolto sempre aperta (una radio Padania in salsa PD) dove raccogliere gli sfoghi, le domande, le adesioni, la voglia di collaborare dell’elettorato, da subito, non tre settimane prima del voto
4- Usiamo un linguaggio comprensibile, chiaro, togliendoci l’etichetta di radical chic che si guardano solo l’ombelico. Il nostro compito è difficilissimo perché non si tratta di “lisciare la pancia al popolo nelle sue pulsioni più basse (razzismo, egoismo, paura, odio, intolleranza)”, ma tradurre in enunciati semplici la complessità del mondo moderno che va regolata e governata con intelligenza non esorcizzata con muri o con ronde.
5- Utilizziamo tutte le risorse umane disponibili nel nostro partito esaltandone le competenze e le intuizioni attraverso una ripartizione degli incarichi e la creazione di nuovi gruppi di lavoro attorno a temi e progetti e moltiplichiamo le scuole di formazione politica e amministrativa. Facciamo sentire ogni militante un protagonista e limitiamo per quanto possibile la formazione di professionisti della politica: la gente non sopporta più, a torto o a ragione, la casta.
6- Per concludere cerchiamo di dare una immagine più coerente del nostro partito. Alle affermazioni di principio sulla parità di genere facciamo seguire una maggiore generosità lasciando qualche spazio alle poche, sparute, ma coraggiose presenze femminili, favorendo leggi e regolamenti che ne consentano la rappresentanza negli organi decisionali.
- quaderni di frontiera
- Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.