Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.

mercoledì 14 aprile 2010

Nel PD i personalismi restino fuori, grazie.

Ma quale Partito del Nord…….
Il problema non è fare il PD del Nord o del Sud.
Il problema è fare il partito.
Iniziare finalmente a farlo, a costruirlo senza guardare in faccia a nessuno, con fermezza e determinazione.
Chi ci sta lo dice e chi non ci vuole stare lo dice ugualmente.
Ci sarà più chiarezza per tutti.
Bisogna smetterla con questa lunga questione del partito da fare, da costruire, come lo si vuole e via dicendo.
Si inizi, punto e basta.
Se ci saranno correzioni da fare si faranno in corsa.
Bisognerebbe provare a smetterla di scimiottare altre situazione che non stanno addosso a nessuna formazione della sinistra italiana, sia riformista, che radicale o che dir si voglia.
Sono cappotti che ci stanno troppo stretti o troppo larghi.
Già tempo fa , e forse qualcuno se lo è dimenticato, si è tentata la strada della tautologia verso uno sc
hieramento a noi avverso, nell’illusione che facendo lo stesso si ottenessero i risultati vincenti.
La delusione è stata grande per i promotori di quella strada.
E non poteva essere diverso.
La storia della sinistra italiana va nel verso opposto.
Partito senza padroni unici.
Ora anche dietro la delusione dei risultati Regionali e di qualche grande comune capoluogo, si tentano di lanciare pietre nello stagno già agitato di per se del PD, con l’intento di scardinare l’esito congressuale di pochi mesi fa.

Ma quella linea vincente del congresso democratico non va cambiata.
E’ stata la linea vincente e pertanto bisogna iniziare a percorrerla, perché fino ad oggi, nell’emergenza elettorale sempre incombente non c’è stato il tempo di tracciarne neppure le linee fondamentali.
E’ ora di farlo, o meglio di fare anche questo assieme ad altre cose, per esempio cercare di parlare finalmente al Paese dei suoi problemi e proporgli qualcosa di meglio di quello che vivono oggi.
Basterebbe riagganciare il nostro popolo storico per vincere le elezioni, basterebbe solo quello.
Ma non si ritrova un consenso senza una chiara e definita identità, per esempio come quella che il PD si sta dando piano piano dopo un periodo grigio dove tutto doveva essere mediato per chetare i vari mugugni che si alzavano da ogni parte.
Una strada sbagliata, che ha fatto crescere l’incertezza, all’interno del partito e anche verso l’esterno, e infatti i risultati sono stati evidenti, defezioni interne e abbandoni esterni.
Rimettere in carreggiata una macchina simile non sarà semplice, e non pare che una specie di “PD del No
rd” sia la cosa più adatta per uscire dalle secche.
Il PD del Nord per fare che cosa?
Per contrastare la Lega Nord?
E si pensa così di riuscire?
Chi ha idee buone ha una sede per proporle e questa sede sono gli organi del partito, a tutti i livelli.
Prima rimettiamo in moto i circoli e poi vediamo se le cose cambieranno.
Importante è far si che i circoli non siano solo un “luogo per votare alle primarie” come Fassino ha giustamente sottolineato, ma che diventino ciò che devono essere, il punto d’incontro delle idee, il luogo dove i personalismi restano fuori dalla porta.