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domenica 7 marzo 2010

Viaggio nella Battaglia per le regionali : la Lombardia

Come si fa a dire o provare a descrivere in poche righe cosa è e cosa rappresenta la Lombardia?

Esercizio improbo farlo qui.

La Lombardia è gran parte della storia dell’Italia, è il paese industrializzato, è l’Italia dello sviluppo, un posto che da sempre ha trascinato l’economia del paese, certo non da sola ma sicuramente uno dei punti nevralgici attorno al quale ruota la crescita generale.

Terra di gioie e anche di grandi dolori, dal terrorismo agli scandali della Milano da bere, fulcro politico e Istituzionale da ribaltare al Parlamento, ma in ogni caso, punto di riferimento a cui guardare sempre con attenzione, per la sua imprenditorialità diffusa, per essere multietnica, luogo di incontro di intellettualità e culture diverse, terra di grandi uomini e grandi donne, terra di studio, di grandi scuole e Università, ma soprattutto terra operosa come poche altre.


Da molti anni a parte qualche eccezione, in Lombardia imperversa il centro destra, comuni, provincie, Regione, un po dappertutto la coalizione della destra ha fatto ciò che ha voluto, cavalcando l’insicurezza sociale portata dalle sue politiche di emarginazione, dalle sue scelte sbagliate, dal suo immobilismo anche quando il mondo la sceglie per essere vetrina di grandi eventi.

Opulenza e prepotenza, questo è la destra in Lombardia, nessun rispetto per le regole, fasi oscure sulle quali la Magistratura sta facendo luce con fatica.

Di fronte a tutta questa arroganza il popolo lombardo ha iniziato a reagire, quello di centro sinistra lo fa da tempo, denunciando e portando di fronte all’opinione pubblica le tante fasi confuse di una politica che è solamente il braccio lungo del monarca di Arcore, coalizione dedite principalmente al bene di se stessa, dei suoi interessi, delle sue sbagliate convinzioni.


Se una regione come la Lombardia avesse una guida diversa dall’attuale nessuno sa fino dove potrebbe spingersi il suo sviluppo economico.


Ma oggi, dopo la scandalosa vicenda dell’esclusione e poi riammissione per decreto delle sue liste, la destra inizia a vacillare, non soltanto per il suo modo di gestire la cosa pubblica in forma assolutamente privata, ma anche per la perdita di credibilità evidente dei suoi uomini che tutte le fasi illegali che l’hanno vista protagonista e che stanno emergendo, per esempio a Milano, stanno dimostrando.


Certo è che la battaglia del centro sinistra non sarà per questo semplice.


L’intreccio di interessi, di rapporti instaurati in 20 anni dalla destra, saranno duri da scardinare, ma già qualcosa si sta muovendo da qualche tempo, anche gli “omaggiatori del capo”, quello locale e quello che paga, sentono scricchiolare le certezze che gli erano state promesse, sentono che le guerre interne al governement destrorso stanno iniziando ad intaccare anche le loro prospettive, e soprattutto stanno guardando anche cosa si dice dall’altra parte.


Lo fanno loro e anche la Chiesa cattolica guarda da tempo altrove, da tempo è distante dalla destra lombarda, e per bocca dei suoi rappresentanti continuamnete denuncia e lancia allarmi sul senso di solidarietà assente, sulle repressioni concrete o velate che il secessionismo infilato nelle pieghe sociali sta portando avanti.


Tutte queste componenti di una società moderna come è quella lombarda parte provano a cercare qualcos’altro, proveranno a cercarlo nel centrosinistra, proveranno a valutare se la coesione programmatica necessaria sia reale per iniziare una nuova storia in Lombardia.


Un'alternativa di governo per la Lombardia in grado di sbaraccare il manipolo governato occultamente da Arcore è quindi oggi possibile.


Il momento è difficile, non bisogna negarlo, ma il centrosinistra di Penati e di molti altri si impegna con serenità ogni giorno per far si che questa alternativa lombarda si realizzi.


Non lo fanno da soli, lo fanno insieme, tutti, in una coalizione coesa conscia che è il momento della svolta per la loro terra, lo fanno tra le persone, tra chi soffre il disagio più forte, tra chi lavora, tra i tanti giovani che studiano nonostante le mille difficoltà famigliari.


A ognuno di essi va data una risposta, ad ognuno di essi va data l’opportunità che oggi è possibile soltanto se sei figlio di questo o di quello.


Questo vuole fare il centrosinistra, dare a tutti le stesse opportunità, lavorando con passione, spiegando il programma, cosa vogliono costruire insieme ai lombardi, e non catapultargli sulla testa decisioni prese in altri posti.


Cambiare il governo della Regione Lombardia vuol dire dare un segnale all’Italia e i Lombardi ci proveranno, tutti dobbiamo sostenerli.