Ci siamo.
Il momento della prima verità sta arrivando.
Inizia a fine mese la lunga marcia delle opposizioni verso un’Italia diversa.
In queste elezioni Regionali, che per il Presidente del Consiglio sembrano essere diventate l’unità di misura della sua forza, le opposizioni si apprestano a battere un primo colpo.
Nessuno si aspetti comunque un granchè.
Non ci saranno sconvolgimenti Istituzionali come qualcuno auspica.
Ci sarà soltanto una parte dell’Italia che vorrà dire la sua e mandare qualche segnale, tanto per far capire che aria tira.
Tutto qui.
Sarà il momento in cui, a urne chiuse e spoglio effettuato, tutti avranno vinto la loro battaglia.
Il governo sarà vincente perché strapperà qualche Regione al centro sinistra e di ciò si farà vanto.
L’opposizione sarà vincente perché terrà il governo probabilmente nella maggioranza delle Regioni in corsa.
Ma tutti e due gli schieramenti sanno che in realtà non è così.
Le forze politiche della destra Italiana sono allo sbando.
Questa è la verità.
In fondo il modo di governare piuttosto virtuale, fatto di tanta mediaticità, di tante promesse, di tanti propositi, ma di zero o quasi realizzazioni non poteva durare a lungo, le promesse e le adunate di piazza, incomprensibili tra l’altro, arrivano sempre al punto che si scontrano con la realtà delle cose, con i veri problemi di un paese sofferente.
Così sta avvenendo anche in Italia.
La Francia ha già dato la sua risposta.
Lo faremo anche noi.
Gli annunci senza seguito alla lunga non pagano mai, e non stanno pagando la destra Italiana così come non stanno pagando la destra Europea.
Uno schieramento conservatore, un agire contraddittorio tra ciò che ha annunciato e ciò che ha fatto, assolutamente poco o nulla.
Altro che governo del fare, il nostro è il governo del non fare nulla.
Per le opposizioni, PD in testa come avanguardia dell’alternativa, la strada è sempre in salita, ma non più dura come appariva solo un anno fa.
Le persone capiscono che dietro agli annunci non c’è mai stata sostanza, non c’è mai stata una prospettiva vera per lenire il loro disagio.
Le imprese continuano ad essere in difficoltà, il lavoro continua a diminuire e non si cerca di costruirne, la povertà aumenta costantemente.
Delle soluzioni a questo sta parlando il PD.
Non lo fa su se stesso, lo fa con tutti gli altri, con quelli che ci stanno.
Delle possibili vie di uscita da questa crisi stanno parlando quindi tutte le opposizioni.
Ognuna ferma nelle sue idealità, ognuna bloccata sui suoi principi, ma tutte coscienti che bloccandosi orgogliosamente e rigidamente a segnare il proprio passo non ci saranno i cambiamenti che molti auspicano, anche dalle parti del Presidente del Consiglio i malumori crescono perché sul territorio i suoi adepti non sanno più come giustificare certi comportamenti del loro capo supremo e questo li mette in gravi difficoltà.
Fa bene il Partito Democratico a provare a smetterla di parlare dei guai del Presidente del Consiglio.
Lasciamolo a mollo nel suo brodo, parliamo d’altro.
Non diamogli importanza eccessiva ma senza per questo abbassare la guardia, sempre facendo molta attenzione a cosa prepara, a cosa sta macchinando per cercare di salvare se stesso e le sue truppe dal disastro morale e istituzionale che li sta sommergendo.
Aspettiamoci qualcosa di poco edificante per i prossimi anni.
E su questo stiamo molto attenti, con i nostri parlamentari, con i nostri militanti sul territorio che poi sono il vero cuore dell’alternativa.
La nostra Resistenza è appena iniziata, e anche noi faremo vedere di che pasta siamo fatti, nonostante l’oscuramento che si è imposto su giornali e mezzi di comunicazione.
La pattuglia di manipoli del Presidente del Consiglio sente la criticità della sua situazione e lo dice anche, ma per bocca del suo esponente forse che meglio di altri lo ha capito, il Presidente della Camera.
Non è quindi del Presidente del Consiglio che dovremmo preoccuparci dal punto di vista politico, perché lui politico non lo è mai stato, altro che grande statista.
Sarebbe già affondato se dietro di lui chi sa veramente di politica non lo avesse indirizzato a suo tempo verso il governo.
Ma poi la sua arroganza, il suo montarsi la testa, lo ha portato all’inizio di un declino oramai irreversibile.
Nel 2013 noi dovremo vincere non soltanto con i numeri ma vincere culturalmente, perché è la cultura che la destra Italiana incarna che è sbagliata.
I numeri verranno di conseguenza.
Dobbiamo quindi avere fiducia in queste Regionali e su questa fiducia costruire il 2013, il vero obiettivo.
Il momento della prima verità sta arrivando.
Inizia a fine mese la lunga marcia delle opposizioni verso un’Italia diversa.
In queste elezioni Regionali, che per il Presidente del Consiglio sembrano essere diventate l’unità di misura della sua forza, le opposizioni si apprestano a battere un primo colpo.
Nessuno si aspetti comunque un granchè.
Non ci saranno sconvolgimenti Istituzionali come qualcuno auspica.
Ci sarà soltanto una parte dell’Italia che vorrà dire la sua e mandare qualche segnale, tanto per far capire che aria tira.
Tutto qui.
Sarà il momento in cui, a urne chiuse e spoglio effettuato, tutti avranno vinto la loro battaglia.
Il governo sarà vincente perché strapperà qualche Regione al centro sinistra e di ciò si farà vanto.
L’opposizione sarà vincente perché terrà il governo probabilmente nella maggioranza delle Regioni in corsa.
Ma tutti e due gli schieramenti sanno che in realtà non è così.
Le forze politiche della destra Italiana sono allo sbando.
Questa è la verità.
In fondo il modo di governare piuttosto virtuale, fatto di tanta mediaticità, di tante promesse, di tanti propositi, ma di zero o quasi realizzazioni non poteva durare a lungo, le promesse e le adunate di piazza, incomprensibili tra l’altro, arrivano sempre al punto che si scontrano con la realtà delle cose, con i veri problemi di un paese sofferente.
Così sta avvenendo anche in Italia.
La Francia ha già dato la sua risposta.
Lo faremo anche noi.
Gli annunci senza seguito alla lunga non pagano mai, e non stanno pagando la destra Italiana così come non stanno pagando la destra Europea.
Uno schieramento conservatore, un agire contraddittorio tra ciò che ha annunciato e ciò che ha fatto, assolutamente poco o nulla.
Altro che governo del fare, il nostro è il governo del non fare nulla.
Per le opposizioni, PD in testa come avanguardia dell’alternativa, la strada è sempre in salita, ma non più dura come appariva solo un anno fa.
Le persone capiscono che dietro agli annunci non c’è mai stata sostanza, non c’è mai stata una prospettiva vera per lenire il loro disagio.
Le imprese continuano ad essere in difficoltà, il lavoro continua a diminuire e non si cerca di costruirne, la povertà aumenta costantemente.
Delle soluzioni a questo sta parlando il PD.
Non lo fa su se stesso, lo fa con tutti gli altri, con quelli che ci stanno.
Delle possibili vie di uscita da questa crisi stanno parlando quindi tutte le opposizioni.
Ognuna ferma nelle sue idealità, ognuna bloccata sui suoi principi, ma tutte coscienti che bloccandosi orgogliosamente e rigidamente a segnare il proprio passo non ci saranno i cambiamenti che molti auspicano, anche dalle parti del Presidente del Consiglio i malumori crescono perché sul territorio i suoi adepti non sanno più come giustificare certi comportamenti del loro capo supremo e questo li mette in gravi difficoltà.
Fa bene il Partito Democratico a provare a smetterla di parlare dei guai del Presidente del Consiglio.
Lasciamolo a mollo nel suo brodo, parliamo d’altro.
Non diamogli importanza eccessiva ma senza per questo abbassare la guardia, sempre facendo molta attenzione a cosa prepara, a cosa sta macchinando per cercare di salvare se stesso e le sue truppe dal disastro morale e istituzionale che li sta sommergendo.
Aspettiamoci qualcosa di poco edificante per i prossimi anni.
E su questo stiamo molto attenti, con i nostri parlamentari, con i nostri militanti sul territorio che poi sono il vero cuore dell’alternativa.
La nostra Resistenza è appena iniziata, e anche noi faremo vedere di che pasta siamo fatti, nonostante l’oscuramento che si è imposto su giornali e mezzi di comunicazione.
La pattuglia di manipoli del Presidente del Consiglio sente la criticità della sua situazione e lo dice anche, ma per bocca del suo esponente forse che meglio di altri lo ha capito, il Presidente della Camera.
Non è quindi del Presidente del Consiglio che dovremmo preoccuparci dal punto di vista politico, perché lui politico non lo è mai stato, altro che grande statista.
Sarebbe già affondato se dietro di lui chi sa veramente di politica non lo avesse indirizzato a suo tempo verso il governo.
Ma poi la sua arroganza, il suo montarsi la testa, lo ha portato all’inizio di un declino oramai irreversibile.
Nel 2013 noi dovremo vincere non soltanto con i numeri ma vincere culturalmente, perché è la cultura che la destra Italiana incarna che è sbagliata.
I numeri verranno di conseguenza.
Dobbiamo quindi avere fiducia in queste Regionali e su questa fiducia costruire il 2013, il vero obiettivo.