Il 20 febbraio 2010, dal camino dell’inceneritore di Acerra (NA) vengono emesse evidenti colonne di fumo scuro che hanno creato una vasta nube sull’intera area circostante, destando allarme nella popolazione.
Fin qui il comunicato e la richiesta di accertamenti da parte del Sindaco di Acerra, Dott. Tommaso Esposito, inviate all’ARPAC ed al Presidente dell’Osservatorio Ambientale.
In seguito il WWF si è rivolto all’ARPAC e per conoscenza alla Magistratura competente affinchè si faccia chiarezza su queste emissioni “VISIBILI”, provenienti dall’inceneritore di Acerra.
Si, perché quello che ci preoccupa sono sia le emissioni visibili all’occhio umano, sia le emissioni invisibili e che molto spesso sono tanto se non più pericolose di quelle visibili, per poi considerare anche tutti gli altri tipi di inquinamento che un inceneritore produce (acqua, suolo, ceneri, ecc.).
Ma quest’episodio offre lo spunto per riportarci, nuovamente, sul dibattito della gestione dei rifiuti in Campania.
Sicuramente oggi non si può dire che sia finita l’emergenza rifiuti nella nostra Regione, in quanto le percentuali di raccolta differenziata rivolta al riciclaggio della materia mediamente sono ancora troppo basse e le misure messe in campo dalle Istituzioni per ridurre a monte la quantità di rifiuti prodotta dai cittadini sono ancora poco tangibili.
Oggi è importante ribadire il concetto che più si riesce a ridurre la produzione di rifiuti, per esempio evitando di acquistare prodotti ed imballaggi usa e getta, e più si riesce ad implementare la raccolta differenziata rivolta al riciclaggio della materia, con il metodo del “porta a porta”, meno si deve ricorrere all’intervento degli inceneritori e delle discariche che rappresentano e rappresenteranno sempre l’anello finale dello smaltimento dei rifiuti, secondo il modello del ciclo integrato dei rifiuti.
Ma quest’episodio offre lo spunto per riportarci, nuovamente, sul dibattito della gestione dei rifiuti in Campania.
Sicuramente oggi non si può dire che sia finita l’emergenza rifiuti nella nostra Regione, in quanto le percentuali di raccolta differenziata rivolta al riciclaggio della materia mediamente sono ancora troppo basse e le misure messe in campo dalle Istituzioni per ridurre a monte la quantità di rifiuti prodotta dai cittadini sono ancora poco tangibili.
Oggi è importante ribadire il concetto che più si riesce a ridurre la produzione di rifiuti, per esempio evitando di acquistare prodotti ed imballaggi usa e getta, e più si riesce ad implementare la raccolta differenziata rivolta al riciclaggio della materia, con il metodo del “porta a porta”, meno si deve ricorrere all’intervento degli inceneritori e delle discariche che rappresentano e rappresenteranno sempre l’anello finale dello smaltimento dei rifiuti, secondo il modello del ciclo integrato dei rifiuti.
A questo processo (ciclo integrato dei rifiuti) si contrappone “l’Obiettivo Rifiuti Zero” (auspicato dal WWF e da tantissime altre realtà in Campania, in Italia e nel mondo), in cui il ricorso al trattamento termico ed alla discarica tende “asintoticamente” allo zero.
Cioè, per essere più chiari: il modello proposto dal WWF è un processo che richiede degli specifici tempi di attuazione e di vari passaggi di processi che progressivamente vanno sempre più nella direzione della riduzione dei rifiuti e del riciclaggio degli stessi.
In questo momento noi non possiamo negare il ricorso che si sta facendo ad impianti e metodi di smaltimento, da noi non auspicati, come l’incenerimento e il ricorso alle discariche per il tal quale. Si deve evidenziare che, nonostante tutto, dei passi verso la nostra strategia si stanno compiendo: oggi, in piena campagna elettorale per le regionali, si sentono dichiarazioni sicuramente più “ravvedute” sugli inceneritori e le discariche di tal quale.
Sicuramente, terminata la fase di “schizofrenia collettiva” dettata dall’emergenza rifiuti, in cui i Sindaci e gli Amministratori locali (provinciali e regionali) facevano a gara a chi voleva sul proprio territorio l’inceneritore, il gassificatore, il dissociatore molecolare e/o altre corbellerie simili, oggi si ragiona e si può finalmente intravedere la strada giusta per arrivare (progressivamente) al tanto auspicato “obiettivo rifiuti zero”.
In questo senso l’aumento delle percentuali di raccalta differenziata, ottenute in questi ultimi tempi a Napoli, Salerno ed in tantissime altre città della Campania, va nella giusta direzione anche se il processo virtuoso è tutt’altro che raggiunto.
Sicuramente uno degli anelli deboli di questa catena è rappresentato, secondo noi del WWF, dalla scarsa presenza, in Campania, di impianti dedicati al trattamento della frazione umida dei rifiuti (la frazione biodegradabile).
Infine, è importante ricordare che le frazioni di rifiuti che i tecnici definiscono non riciclabili, secondo noi devono innanzitutto essere ridotti al massimo, anche con strumenti legislativi di prevenzione, e in ultima istanza devono essere trattati in impianti che lavorano “a freddo” (ad esempio Trattamento Meccanico Biologico), cioè senza bruciare niente e solo alla fine si può avviare una percentuale ridottissima (che deve tendere progressivamente a zero asintoticamente) di rifiuti, ovviamente già stabilizzati ed inertizzati, alla discarica controllata.