Non prendiamoci in giro.
Partiamo dalla realtà.
Il PD, da solo non andrà da nessuna parte.
Almeno fino ad oggi non si vedono possibilità di corse solitarie, ma anche se ci fosse questa possibilità probabilmente l’errore sarebbe non aggregare nessun altro.
Ma oggi questo problema non si pone quindi lasciamo stare.
Fare politica con le alleanze dei nostri sogni ci fa svegliare perdenti, ci abbiamo provato un paio di anni fa e ora siamo qui a leccarci le ferite cercando una strada alternativa.
L’alternativa appunto.
La vogliamo costruire oppure no?
Se la risposta è si allora bisogna che tutti quanti a partire dal PD, facciano opera di responsabilità, nel gruppo dirigente nazionale e in quello dei territori sparsi nel paese, dove ci deve essere unità di azione e non continue guerriglie tra potentati locali.
Se vogliamo cambiare l’Italia, ed è cosa possibile, bisogna mettere in strada alcune questioni a partire da cosa si vuole fare e con chi.
Sul che fare non ci sono grosse complicazioni, il governo della destra continua nel suo disastroso percorso e per tanto a tutto bisognerà mettere mano.
Il problema sarà quanto tempo poi dovremo mettere per sistemare le cose, ma se saremo bravi arriveremo con le cose già pronte, solo da votare.
Invece più difficile sarà con chi.
La risposta immediata è con tutti quelli chi oggi sono all’opposizione, ma non è così.
E’ vero che PD, IdV,UDC sono tutte forze politiche che stanno all’opposizione, ma non è assolutamente vero che abbiamo programmi e obiettivi coincidenti, anzi su alcuni temi sono quasi all’opposto nonostante in Parlamento molto spesso votino allo stesso modo.
Ma questa è una falsa illusione, perché se è vero che votano compattamente contro piuttosto spesso non è vero che lo fanno con le stesse motivazioni.
Quindi sulla fase programmatica molto ci sarà da lavorare senza certezza di riuscita se questa strada unitaria o di collaborazione si seguirà.
Non bisogna però dimenticare anche altre forze politiche che non sono rappresentate in Parlamento, come Sinistra Ecologia e Libertà che ha intrapreso un cammino interessante e da seguire con molta attenzione, ciò che resta dei Socialisti ancora incerti sul da farsi e dispersi in troppi rivoli, i Verdi anch’essi spaccati all’ultimo congresso, l’aggregazione delle forze comuniste che stanno provando a imbastire una specie di aggregazione destando non poche perplessità.
Insomma partiti e partitini, gruppi e gruppetti dentro o fuori le Istituzioni sono molti, almeno quelli che non condividono la politica del governo attuale.
Ognuno di questi ha la sua verità, ha le sue proposte, tutte degne di ascolto e rispetto, ma non tutte potranno convergere su un progetto unitario che si rivelasse troppo lontano da propositi e da ideali.
Sinceramente una aggregazione di questo tipo, anche in caso potesse riconoscersi per qualche miracolo in un progetto unitario, difficilmente troverebbe al suo interno quella serenità necessaria a dare compattezza all’azione di governo conseguente.
L'esperienza ci insegna quindi che l'operazione è da evitare.
Lo abbiamo già sperimentato e le pulsioni difensive di gruppo hanno prevaricato la responsabilità verso un’azione collettiva.
Quindi l’operazione da fare oggi in prospettiva deve essere per forza di cose diversa.
Il problema resta sempre lo stesso, i numeri insufficienti della sinistra e del centro sinistra.
Però dalla nostra parte abbiamo, almeno dopo le Regionali, il tempo che serve e dove si misurerà lo spessore della classe dirigente.
In molte regioni italiane aggregazioni del centro sinistra che si sono strette attorno a un programma condiviso già ci sono, altre sono in elaborazione e il tempo dirà se qualcosa di buono salterà fuori.
Prima però serve urgentemente mettere in moto meccanismi tali che permettano di rafforzare le forze principali di questa che potrà essere una nuova coalizione.
Intanto il PD che ne è il fulcro, perché se l’input non viene da questa parte non si capisce bene chi altri potrebbe farlo in sua vece e con le stesse possibilità di successo.
Il PD ne ha la forza, ha un segretario appena eletto di grande spessore affiancato da una squadra molto valida, può contare su personaggi di grande esperienza dentro e fuori dal Partito che possono dare un contributo determinante, indipendentemente che siano sulla scena politica attuale o che si siano recentemente tirati fuori.
Bersani si è trovato tra le mani un partito troppo sfilacciato, e lo sapeva al momento della candidatura, sta provando a superare senza troppi danni queste Regionali che sono capitate tra capo e collo, dopodiché l’impegno potrà essere totalizzante per radicare e ricostruire le ramificazioni del partito, puntando con decisione a quell’alternativa di cui tanto si parla.
L’IdV, ha raccolto per la strada molto del malcontento sociale, pezzi della sinistra hanno traslocato dal PD, altri spersi dopo la debacle dell’Arcobaleno sono stati inglobati, i suoi elettori sono rimasti e anzi sono aumentati, la sua opposizione è molto dura e trova nel paese condivisione e sponde importanti, fa il suo congresso diventando un partito vero e proprio abbandonando la personalizzazione leaderistica.
E’ anche vero che molti si sono avvicinati all’IdV per mancanza di alternative credibili e stabili a sinistra, ma non ci sono dubbi che i temi sui quali si poggia il suo programma sono tutti sentiti dall’opinione pubblica come temi forti e decisivi, specialmente sulla giustizia, ma sarebbe riduttivo declinare IdV solo su queste posizioni.
Sinistra Ecologia e Libertà vuole essere il luogo d’incontro di quella radicalità della sinistra che pur mantenendo le posizioni storiche del movimento socialista comprende che il governo di un paese richiede anche mediazioni, richiede discussione e anche se necessario una rivisitazione di alcune certezze che oggi vanno certamente sorrette costantemente ma in modi adeguati alla società che si sta evolvendo.
Ecco.
Queste tre forze politiche potrebbero costituire lo zoccolo duro sul quale poggiare la prima pietra dell’alternativa bersaniana.
La cosa è assolutamente fattibile, sia per vicinanza delle tematiche sociali coincidenti come giustizia, lavoro e ambiente, difesa del territorio e sviluppo dell’economia, riforme istituzionali, sia per affinità dell’elettorato di ognuna di esse che vedrebbe finalmente un punto di approdo compatto, in grado di dare quella forza che serve a scardinare il populismo conservatore e reazionario della destra italiana.
Se così avvenisse sarebbe il primo passo e non da poco.
Quasi impossibile la vicinanza con le forze più radicali della sinistra più estrema, a difesa delle poche nicchie rimaste ma senza prospettiva di sviluppo elettorale, ideali nobili ma non più proponibili oggi perché risulterebbero inattuali e senza possibilità di consenso.
Diverso è il tema della possibile alleanza con l’UDC tutta da verificare.
L’UDC parrebbe aver scelto una posizione autonoma, fortemente criticata a destra e oggetto di una certa diffidenza a sinistra, un partito che rivendica una propria autonomia politica riservandosi di sostenere programmi vicini ai suoi ideali fondativi, questo fatto porta a sostenere posizionamenti variabili, a destra o a sinistra a seconda di ciò che i vari candidati alle Regionali propongono.
Ma se è vero che le convergenze vanno ricercate confrontandosi e mediando come la politica impone, è altrettanto vero che nessuno può dettare l’agenda all’altro, nessuno può imporre dikitat all’altro. Ognuno faccia la sua parte e metta il meglio che ha rispettando le posizioni dell’altro.
L’obiettivo è fare una nuova Italia, diversa da quella che ci sta propinando la destra, non rinchiudersi ognuno nel proprio fortino.
Il governo di un paese è cosa ben diversa dal governo di una Regione, pur importante, quindi il discorso su scala nazionale potrebbe aprirsi sotto una nuova luce se ci sarà la responsabilità di accenderla.
Ma la base già realizzabile, possibile, sulla quale poggiarsi oggi è la prima, PD, IdV e S&L.
Partiamo da qui, un passo alla volta, facciamo in modo che questi partiti crescano, si rafforzino dimostrando il valore e la bontà degli obiettivi.
Intanto iniziamo da qui, dimostriamo chi siamo, altri verranno.
Poi vedremo.
- quaderni di frontiera
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