Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.

domenica 14 febbraio 2010

La corruzione, le mazzette, i favori, le escort, la cocaina……….ma insomma.ora basta.!!...la politica non può sempre chiamarsi fuori!

Che tangentopoli non sia mai finita è da sempre stato chiaro a tutti, e ultimamente la spudoratezza dei suoi adepti ha superato ogni limite.
Se oltre a tutto questo ci mettiamo il fatto che si sta tentando in qualche modo di permettere a questo sistema vergognoso di restare impunito grazie a norme di legge che tutelano il malaffare possiamo dire veramente che siamo arrivato al fondo.
Abbiamo toccato il fondo.
Qui servirebbe una rivoluzione, non un'alternativa, ma almeno costruiamo quella, perchè non se ne può più.
Ma che esempio diamo ai giovani?
E pensare che ci avevano avvisato.
«I partiti sono diventati macchine di potere» ammoniva Enrico Berlinguer nel 1981.
Eppure la gran parte degli italiani è estranea a tutto questo sistema di corruttela malavitosa, la maggior parte dei cittadini guarda impotente, subisce e spesso non riesce a trovare difesa alcuna.
Semplicemente guarda attonita le notizie che scorrono sui teleschermi, sui giornali e si domanda se ci sarà mai fine a tutto questo, si sente presa in giro.
La commistione tra politica e affari va stroncata, va reciso quel cordone ombelicale malato che distrugge la parte sana del paese.
E nella parte sana ci sono migliaia di imprese, grandi, medie e piccole che non hanno nulla a che fare con questi sistemi criminosi.
In questa parte sana ci sono migliaia di politici di ogni livello, nazionale e locale, migliaia di dirigenti della Pubblica Amministrazione, impiegati, funzionari che svolgono il loro lavoro con impegno e che si sentono come massacrati per colpa di una minoranza che non vede altro che il raggiungimento del proprio arricchimento personale, da ottenere ad ogni costo, con tangenti, con favori di ogni tipo, viaggi, soldi, macchine ultimamente anche sessuali.
Ciò che è accaduto alla Protezione Civile non è che l’ultimo e forse il più eclatante degli scandali sui quali la magistratura sta indagando negli ultimi tempi, ma cosa ci riserveranno le indagini in corso ancora non lo sappiamo.
C’è da augurarsi che tutto sia un equivoco, ma in cuor nostro sappiamo bene che così non sarà.
La protezione Civile.
Colei che dovrebbe aiutare chi ha bisogno, e in effetti lo fa.
Sono migliaia i volontari che si prestano, che si dannano l’anima per portare aiuto, e lo fanno ovunque con grande merito, e meno male che ci sono.
Ma attorno a loro ruota il cosiddetto businnes, gli affari delle emergenze, delle ricostruzioni, dove squali affamati che sono la vergogna del mondo imprenditoriale italiano spalancano le loro fauci inghiottendo tutto quello che possono, ridacchiando sulla morte dei nostri concittadini, pensando a quanto potranno lucrare sulle disgrazie che i cataclismi portano con se.
La colpa è certamente dei singoli che si macchiano di questi che sono dei veri e propri crimini.
Ma il mondo della politica non è estraneo da responsabilità, non può chiamarsi fuori.
Sarebbe bastato inserire alcune piccole regolette nei nostri ordinamenti per limitare la collusione e la corruzione, sarebbe bastato ma non si è fatto pur uscendo dal periodo di Mani Pulite che aveva mostrato all’Italia cosa c’era sotto la cortina sfavillante della politica.
Quando i funzionari e i dirigenti dello Stato e della Pubblica Amministrazione in generale non sono soggetti a rotazione periodica succede che volenti o nolenti si fossilizzano amicizie, modi di agire che anche involontariamente possono sfociare in comportamenti non corretti.
Questo è quello che succede in molti strati della Pubblica Amministrazione, inutile negarlo ma la realtà che ci consegnano le cronache è questa.
Ma come è possibile che imprenditori condannati per reati contro lo Stato, contro la P.A. possano ancora acquisire appalti?
Ma come è possibile che funzionari e dirigenti condannati per corruzione, concussione, truffa possano ancora essere alo loro posto?
E questi imprenditori, questi funzionarti e dirigenti della P.A. sono proprio quelli che fanno si che le persone classifichino anche i loro colleghi che nulla possono come persone corrotte e approfittatrici.
Fanno si che si faccia di tutta l’erba un fascio.
E’ possibile allontanare queste persone dai loro posti?
E’ possibile escludere dagli appalti chi è già stato condannato per reati contro la P.A.?
Questa è la responsabilità della politica.
La mancanza di regole e leggi appropriate.