Oramai non se ne può più.
Però attenzione, come dice il leader della CGIL : “gli operai non vanno toccati, manifestano pacificamente per il loro diritto di vivere con dignità, per difendere il posto di lavoro.”
E in quelle manifestazioni le bandiere del sindacato ci sono tutte, anche quelle dell’UGL, e questo vorrà pur dire qualcosa.
Certo che vuol dire qualcosa, anzi vuol dire molto, vuol dire che da qualsiasi parte la guardi la situazione è tragica.
Guardiamo le fotografie, i reportage delle manifestazioni di protesta, tetti o strade, piazze o fabbriche, vedremo sempre bandiere di CGIL, CISL, UIL, UGL, COBAS, tutti insomma, nessuno escluso.
Quando la fame stringe lo stomaco non ha colore.
Sembra impossibile dire questo oggi, nel 2000, sembra essere nella prima metà del ‘900 invece è la realtà.
I lavoratori sono allo stremo delle forze, le loro famiglie al collasso, cominciano a mancare i generi di prima necessità e questa non è un’esagerazione tanto per fare della demagogia.
Anzi per dirla tutta a molti mancano già da tempo ma nessuno si chiede come fa questa gente a mangiare, a curarsi, a seguire dignitosamente i loro figli, insomma nessuno si chiede come fanno a vivere.
Chiederselo per il Governo è fastidioso perché dovrebbe dare delle risposte.
Risposte che non ha o che non vuole dare.
Questa è una parte del paese che non gli interessa, una parte del paese che il Presidente del Consiglio ha definito testualmente sporca, maleodorante e malvestita, quindi per quale motivo dovrebbe aiutarla?
Un mondo sofferente e solo.
Nessuno che si occupa di loro e chi potrebbe farlo non ha numeri per imporsi, viene umiliato in Parlamento, nelle commissioni parlamentari e in ogni altra sede dove contano soltanto i pesi dell’aritmetica.
La demagogia impregna il Governo del Presidente del Consiglio e lui in particolare, i suoi ministri, i suoi vicini interessati alle prebende, i suoi camerieri, annunci, annunci, ancora annunci e parole, tante parole, tanti slogan buoni solo per incensare se stessi, alla fine crederanno anche loro di stare facendo tutto il possibile.
Ma la sindrome di Stoccolma non colpirà questa parte dell’Italia.
La destra se lo può scordare.
In fondo basterebbe scendere per le strade per capire, parlare con le persone, guardare lo sfacelo sociale che è in atto, entrare in una qualsiasi casa di operai per trovare frigoriferi e dispense delle famiglie desolatamente vuoti.
Questa è la realtà dell’Italia di adesso.
E che dire dei piccoli artigiani, di quelle piccole imprese che hanno investito tutto quello che avevano e anche quello che non avevano nella loro attività, che hanno sacrificato il veder crescere i figli per dargli domani qualcosa di concreto. Ora sono sul lastrico.
E il governo si gira dall’altra parte.
Non gli interessano quei poveracci che se la tirano da grandi imprenditori, gente sempre sporca di grasso e segatura.
Ma questa gente sporca di grasso e segatura sono la spina dorsale del paese, sono loro che fanno girare quasi tutta l’economia italiana.
Come si fa a non dargli supporto?
Quando queste piccole imprese per la maggior parte iniziate da sacrifici familiari enormi falliranno, quando si vedranno costrette a bussare al Tribunale per lasciare i libri contabili non si tireranno più su.
Sarà finita per sempre e con loro chi gli sta vicino.
Tutta la vita di sacrifici in fumo per loro e magari per quei tre dipendenti che dall’inizio sono con loro, e i loro famigliari, e i negozi dove andavano a comprare non li vedrannno più, così anche loro acquisteranno meno dai fornitori, e loro con meno lavoro lasceranno altre persone a casa, via di questo passo.
Ma di questa situazione non bisogna parlarne.
Il Paese non deve sapere, deve vivere nell’ottimismo falso dei venditori di fumo, dei saltimbanchi circensi, degli avvoltoi di risorse pubbliche da timonare verso i propri interessi.
Ma il paese ha un cuore, è vivo, soffre spesso in silenzio, orgogliosamente, fino a quando la sopportazione supera ogni limite.
Quel limite è stato da tempo superato e la situazione potrebbe anche scappare di mano.
Quando la piazza ha fame le sue reazioni possono essere imprevedibili, ce lo insegna la storia.
Ma anche questo al Presidente del Consiglio non interessa, intanto cambierà anche quella, almeno fino a quando le forze responsabili dell’Italia lo permetteranno.
Già ora, e perchè si sappia, è depositata in Parlamento una proposta/disegno di legge per vietare la lettura del "Diaio Di Anna Frank" nelle scuole, tutto sotto silenzio.
Cambierà la storia il nostro Presidente del Consiglio, lo farà.
Si sbaglia.
Molti di noi sono già in corsa, si stanno organizzando, stanno costruendo una nuova via democratica per l'Italia, un'alternativa da fare insieme a chi ci sta.
Stiamo arrivando, Presidente, inizi a fare l'inventario delle sue cose, tre anni passano in fretta, le elezioni torneranno, non speri di vederci piegati, perché noi resistiamo e al momento giusto ci saremo.
E stia pur certo che ci saremo tutti.
Però attenzione, come dice il leader della CGIL : “gli operai non vanno toccati, manifestano pacificamente per il loro diritto di vivere con dignità, per difendere il posto di lavoro.”
E in quelle manifestazioni le bandiere del sindacato ci sono tutte, anche quelle dell’UGL, e questo vorrà pur dire qualcosa.
Certo che vuol dire qualcosa, anzi vuol dire molto, vuol dire che da qualsiasi parte la guardi la situazione è tragica.
Guardiamo le fotografie, i reportage delle manifestazioni di protesta, tetti o strade, piazze o fabbriche, vedremo sempre bandiere di CGIL, CISL, UIL, UGL, COBAS, tutti insomma, nessuno escluso.
Quando la fame stringe lo stomaco non ha colore.
Sembra impossibile dire questo oggi, nel 2000, sembra essere nella prima metà del ‘900 invece è la realtà.
I lavoratori sono allo stremo delle forze, le loro famiglie al collasso, cominciano a mancare i generi di prima necessità e questa non è un’esagerazione tanto per fare della demagogia.
Anzi per dirla tutta a molti mancano già da tempo ma nessuno si chiede come fa questa gente a mangiare, a curarsi, a seguire dignitosamente i loro figli, insomma nessuno si chiede come fanno a vivere.
Chiederselo per il Governo è fastidioso perché dovrebbe dare delle risposte.
Risposte che non ha o che non vuole dare.
Questa è una parte del paese che non gli interessa, una parte del paese che il Presidente del Consiglio ha definito testualmente sporca, maleodorante e malvestita, quindi per quale motivo dovrebbe aiutarla?
Un mondo sofferente e solo.
Nessuno che si occupa di loro e chi potrebbe farlo non ha numeri per imporsi, viene umiliato in Parlamento, nelle commissioni parlamentari e in ogni altra sede dove contano soltanto i pesi dell’aritmetica.
La demagogia impregna il Governo del Presidente del Consiglio e lui in particolare, i suoi ministri, i suoi vicini interessati alle prebende, i suoi camerieri, annunci, annunci, ancora annunci e parole, tante parole, tanti slogan buoni solo per incensare se stessi, alla fine crederanno anche loro di stare facendo tutto il possibile.
Ma la sindrome di Stoccolma non colpirà questa parte dell’Italia.
La destra se lo può scordare.
In fondo basterebbe scendere per le strade per capire, parlare con le persone, guardare lo sfacelo sociale che è in atto, entrare in una qualsiasi casa di operai per trovare frigoriferi e dispense delle famiglie desolatamente vuoti.
Questa è la realtà dell’Italia di adesso.
E che dire dei piccoli artigiani, di quelle piccole imprese che hanno investito tutto quello che avevano e anche quello che non avevano nella loro attività, che hanno sacrificato il veder crescere i figli per dargli domani qualcosa di concreto. Ora sono sul lastrico.
E il governo si gira dall’altra parte.
Non gli interessano quei poveracci che se la tirano da grandi imprenditori, gente sempre sporca di grasso e segatura.
Ma questa gente sporca di grasso e segatura sono la spina dorsale del paese, sono loro che fanno girare quasi tutta l’economia italiana.
Come si fa a non dargli supporto?
Quando queste piccole imprese per la maggior parte iniziate da sacrifici familiari enormi falliranno, quando si vedranno costrette a bussare al Tribunale per lasciare i libri contabili non si tireranno più su.
Sarà finita per sempre e con loro chi gli sta vicino.
Tutta la vita di sacrifici in fumo per loro e magari per quei tre dipendenti che dall’inizio sono con loro, e i loro famigliari, e i negozi dove andavano a comprare non li vedrannno più, così anche loro acquisteranno meno dai fornitori, e loro con meno lavoro lasceranno altre persone a casa, via di questo passo.
Ma di questa situazione non bisogna parlarne.
Il Paese non deve sapere, deve vivere nell’ottimismo falso dei venditori di fumo, dei saltimbanchi circensi, degli avvoltoi di risorse pubbliche da timonare verso i propri interessi.
Ma il paese ha un cuore, è vivo, soffre spesso in silenzio, orgogliosamente, fino a quando la sopportazione supera ogni limite.
Quel limite è stato da tempo superato e la situazione potrebbe anche scappare di mano.
Quando la piazza ha fame le sue reazioni possono essere imprevedibili, ce lo insegna la storia.
Ma anche questo al Presidente del Consiglio non interessa, intanto cambierà anche quella, almeno fino a quando le forze responsabili dell’Italia lo permetteranno.
Già ora, e perchè si sappia, è depositata in Parlamento una proposta/disegno di legge per vietare la lettura del "Diaio Di Anna Frank" nelle scuole, tutto sotto silenzio.
Cambierà la storia il nostro Presidente del Consiglio, lo farà.
Si sbaglia.
Molti di noi sono già in corsa, si stanno organizzando, stanno costruendo una nuova via democratica per l'Italia, un'alternativa da fare insieme a chi ci sta.
Stiamo arrivando, Presidente, inizi a fare l'inventario delle sue cose, tre anni passano in fretta, le elezioni torneranno, non speri di vederci piegati, perché noi resistiamo e al momento giusto ci saremo.
E stia pur certo che ci saremo tutti.