E’ mai possibile che ogni qual volta vengano indette elezioni di ogni tipo, nazionali, regionali, provinciali, comunali ci sia sempre modo di litigare?
Si dice che sia la normalità in ogni partito.
Una sciocchezza, bisogna che si guardi dalla nostra parte della barricata.
Per dirla alla Romano Prodi….”gli altri facciano un pò quello che vogliono”…..
Ognuno guardi a se stesso, dalla sua parte, cerchi di camminare sulla strada delle responsabilità per il bene di tutti, senza guardare a questo o quel gruppo.
Appunto.
Guardiamo un po’ dalla nostra parte.
Ci sono delle situazioni nel paese che rasentano la vera anarchia, e tutto per ottenere qualche posto in una qualunque lista elettorale, poco importa se in anticipo si sa della loro limitazione a pura testimonianza, presenze di bandiera, come si dice.
Ognuno improvvisamente dimentica tutte le belle parole dette e ridette in ogni luogo e inizia un percorso personale.
Questo non va bene.
La politica è servizio non occasione elettorale di emersione dalla massa o ancora peggio motivo di spasmodica ricerca finanziaria per ottenere una stabilità economica.
Se noi pensiamo che in questo modo si possa prendere in mano il governo del paese ci sbagliamo di grosso, siamo fuori strada, nessuna alternativa sarà possibile.
O ci si mette in testa che attorno a programmi, idee, obiettivi deve esistere e crescere un gruppo compatto, largo, unito, anche con una certa rigidità comportamentale e regolamentare, oppure lasciamo stare e subiamo ancora per molto tempo ciò che abbiamo oggi.
L’importante è poi non lamentarsi dei guai che noi stessi abbiamo causato.
Se guardiamo a queste Regionali del 2010 vediamo che pur non essendo l’ultima spiaggia del centrosinistra sono un segnale importante che si potrà dare al paese e averlo di ritorno, tenendo sempre fermo l’obiettivo finale.
2013, governare il paese.
Si inizierà a marzo a misurare numeri e pesi politici, si guarderà a fondo nei risultati per vedere se sarà possibile costruire qualcos’altro, se serviranno passi indietro, o ancora se emergeranno errori politici o di strategia da correggere.
Ma alla base di tutte queste analisi che si potranno e si dovranno fare resta il problema di fondo dello scarso senso di responsabilità, una responsabilità che ancora deve radicarsi nelle forze politiche che si oppongono oggi al governo di destra.
Questa che si può chiamare una vera e propria occupazione reazionaria del paese e delle sue Istituzioni sembra che ancora non sia percepita in tutta la sua gravità.
Se così non fosse non si leggerebbero sui quotidiani dei molti, troppi scontri interni nel centro sinistra. Perché va ricordato che è il centro sinistra che deve tornare al governo.
Le elezioni non le vince chi è all'opposizione, le perde chi governa se i primi indicano una strada migliore di quella seguita dai secondi.
Ma in questo modo litigiosamente pubblico che messaggio può passare verso un elettorato già difficile da recuperare?
Ci si dimentica che proprio nel momento di maggiore difficoltà un paese non guarda “di qua”, verso le nostre praterie, al contrario guarda sempre dall’altra parte, e non perché crede fermamente che il pascolo della destra sia migliore, ma proprio perché da questa parte già debole e non in grado di dare rassicurazioni trova divisioni che rendono tutto il vedere troppo confuso e quindi inaffidabile.
La colpa, almeno per quanto riguarda il maggior partito dell’opposizione, il PD, non è del segretario appena eletto, al quale bisogna dare almeno un po di tempo per indirizzare il Partito sulle linee decise dal congresso, ma le responsabilità maggiori sono nei quadri intermedi, sono sui territori.
Il problema non è nella “testa” e neppure nella base potenziale dell’elettorato, ma è in quella fascia di elettorato che dovrebbe giungere il messaggio di responsabilità lanciato dagli organismi politici comunali e provinciali.
Questo vale non soltanto per il PD ma per tutte le forze politiche della sinistra o del centrosinistra.
In questa fascia serve intervenire con decisione, perché è li che spesso non sono governate le situazioni con l’attenzione e la capacità necessaria, qualità che certamente ci sono ma che non riescono ad esprimersi e a imporsi.
Quindi la questione di fondo, in qualche modo evidenziata anche da Prodi giorni fa, è proprio della leadership, però di quella che è sui territori non di quella nazionale.
Troppo facile dare sempre responsabilità a chi non ne ha direttamente.
A livello nazionale per esempio il segretario del PD Bersani ha i numeri per fare questo, ha una buona squadra attorno, giovani preparati, esperienze consolidate, ma a livello territoriale qualcosa è da affinare, da migliorare, da meglio inquadrare in un progetto che non può lasciare spazio al personalismo di nessuno.
Se il PD vuole essere il fulcro aggregante per le giovani generazioni, per forze democratiche diverse, dai moderati fino a quella parte di sinistra che si sta riorganizzando attorno a S&L, non può che diventare una casa di ascolto per tutti imponendo qualche frenata ai fremiti suoi interni dei singoli sempre alla ricerca di visibilità personale.
Il problema non è risolvibile facilmente, ma bisogna farcela, serve uno sforzo di responsabilità e se questa non si raggiunge autonomamente bisogna intervenire.
Diciamo una amara verità.
Molte delle tredici regioni oggi al voto e che sono governate dal centro sinistra andranno perse, passeranno dall’altra parte.
Inutile ora sindacare sugli errori compiuti se ci sono stati, bisogna ricordarli per evitarli in futuro, ma guardando avanti.
Lo sforzo in atto attualmente non è vincere, ma perdere il meno possibile, tenere più che si può i governi regionali.
Per questo si sta cercando di allargare il campo ora, non è così difficile da capire.
Poi vedremo alla primavera, allora si faranno i conti, sui numeri ottenuti e sul consenso perso.
Ma non bisogna dimenticare che solo una grande aggregazione democratica, stretta attorno alle soluzioni per l’Italia potrà tirarci fuori dai guai sociali in cui ci troviamo.
Questa è la responsabilità che ci serve.
Forse a molti tutto questo resta ancora fumoso, a molti non è ben chiaro.
Il punto di arrivo è il governo del paese.
Se lo dimentichiamo come potremo guardare i nostri figli tornando a casa e dirgli che abbiamo fatto tutto il possibile per dargli un futuro migliore?
Prendendo a prestito una frase di Enrico Berlinguer potremmo dire che
".......il potere è uno strumento, certamente insufficiente ma necessario per conquistare libertà e giustizia..........."
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