Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.

domenica 31 gennaio 2010

Se la battaglia di uno fosse la battaglia di tutti....tutti saremmo più forti.

Da quando è crollato il muro di Berlino, ma forse anche prima , a sinistra il movimento ha iniziato a diventare caotico.
Tutti volevano disfare e rifare, aprire e chiudere cantieri politici, ma in realtà tutto è rimasto confuso e approssimativo.
Oggi ancora dopo anni di transumanza, di trasferimenti, di scissioni e riavvicinamenti ancora la sinistra italiana non ha trovato pace al suo interno, o almeno una parte di essa ma anche l’altra è su un cammino ancora accidentato.
Il problema si riflette sul suo elettorato, sballottato di quà e di là, senza un punto di riferimento certo dove poter impegnarsi a fondo e anche dove poter dissentire, criticare.
Alla sinistra è venuto a mancare il luogo dell’incontro delle tante storie che da sempre sono state vissute al suo interno, e ce ne sono state anche di molto diverse tra loro, una forte corrente massimalista, quella riformista, quella cattolica e via di questo passo.
Nessuno le aveva vissute come un ostacolo ma al contrario tutti le hanno sempre considerate una ricchezza insostituibile per la crescita di tutto il movimento che la vedeva nel suo insieme come il punto di sintesi e di maggior espressione pubblica delle sue possibilità.
E così oggi ognuno, non dissente e non critica più, semplicemente se ne va.
Tenta di agganciare quella che ritiene essere la sua gente, dimenticando che la sinistra italiana essendo funzione storica non può essere strattonata da una parte e dall’altra come se niente fosse.
E’ fatta da persone che ragionano, che pensano, che vogliono trovare il modo di vivere meglio, con dignità, magari anche senza andare in piazza a sventolare una bandiera.
E difatti le piazze sono sempre più vuote, non rispondono più ai grandi appelli storici che si possono ricordare ma rispondono a tutti quei movimenti quasi spontanei che nascono ogni tanto quando la sopportazione di diritti negati si fa incontenibile.
Per esempio l’ultimo del “popolo viola” ha avuto grande eco soprattutto perché nato spontaneamente, ma ce ne sono stati molti altri che affrontavano altri temi, basta ricordare le manifestazioni per la difesa della Costituzione che purtroppo dovranno continuare visti gli ultimi annunci.
Francamente sull’incisività concreta di tali manifestazioni qualche dubbio nasce, perché pur essendo in grado di muove grandi quantità di persone quando tutto finisce oltre alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica nulla cambia, non esiste il luogo dove si sintetizzano i risultati, tutto è nato virtuale e tutto muore virtuale, tutto si sfalda purtroppo.
Resta il rancore di chi improvvisamente la sera tornando a casa si sente impotente.
Ma la storia è sempre quella : per avere risultati concreti bisognerebbe governarlo questo nostro Paese.
Questo è il punto, senza possibilità di legiferare ogni azione resta vana dal punto di vista della concretezza pur rimanendo un segnale importante per tutta la popolazione.
Questo non significa che tutte le manifestazioni che nascono spontaneamente siano organizzate da chi guarda a sinistra, anzi molte sono oramai diventate bipartisan, basta pensare alle proteste dell’UGL assieme alla FIOM per esempio, ma non c’è dubbio che la grande maggioranza di esse nasce da un disagio sociale e da un’avversione verso ciò che sta facendo l’attuale governo di destra.
L’opportunità vorrebbe che la battaglia di uno fosse la battaglia di tutti.
Solo così pur non avendo comunque la possibilità concreta di legiferare nell’immediato vedrebbe un supporto maggiore sia organizzativo che di impatto.
Si getterebbero le basi per allargare il consenso alternativo, e molti temi entrerebbero con maggior impatto nei programmi delle forze progressiste italiane.
Come questo possa avvenire è di non semplice soluzione, però qualche tentativo va fatto, intanto cosa ha da perdere la sinistra italiana?