Già.
Chi ci salverà da tutto questo?
Amendola, Terracini, Zaccagnini, Boldrini, Nenni, Togliatti, Moro, De Gasperi, Calamandrei,Dossetti, Negarville, Di Vittorio, Gonella, Iotti, Pertini, Scalfaro, Saragat, Lombardi, Pajetta , Spano, Taviani.
Solo per citarne alcuni.
Ma tutta questa gente che sono la storia d’Italia sarebbero entusiasti di vedere al loro fianco il nome del premier della Milano da bere?
Credo proprio di no, se avessero anche solo per un momento immaginato su quale deriva si sarebbe messo con lui il nostro paese avrebbero blindato la Costituzione.
Non nascondiamoci le cose, i fatti, dietro la speranza che le riforme necessarie come l’aria all’Italia si possano fare in modo condiviso, insieme a questo Presidente del Consiglio e a questa maggioranza reazionaria e conservatrice.
In fondo il Premier lo ha detto chiaro.
Se le leggi che stanno gli stanno approntando i cortigiani per salvarlo dai suoi numerosissimi guai giudiziari che lo ricoprono non rispetteranno la Carta Costituzionale, come è già successo e come succederà ancora, non si modificano le leggi , si cambia la Costituzione.
Fantastico!
Altro che Padri Costituenti. Dei dilettanti.
Nessun paese al mondo ha un uomo di tale stampo, di tale levatura Istituzionale.
Abbiamo un record che difficilmente potrà essere battuto.
Si stanno mettendo in cantiere cose talmente fuori dalle logiche democratiche che perfino una parte dei suoi alleati di destra tentano di frenare questo che vuole essere un regno incontrastato.
Perfino quella parte di moderati centristi che tra destra e sinistra hanno sempre preferito la prima sentono di dover guardare dall’altra parte per recuperare lo status Istituzionale in pericoloso traballamento.
E il bello è che “da questa parte della barricata” non si sa bene cosa si sta architettando.
Figuriamoci un po se sapessimo cosa stanno cuocendo nella loro pentolaccia fumante.
Un record avere un uomo del genere, un record del quale non vantarsi, anzi dal quale guardarsi bene mettendo in campo tutto ciò che abbiamo, anche a costo di sacrificare ancora di più di quello che è già stato immolato sulla strada-obiettivo per la ricerca delle famose larghe alleanze oggi e della svolta “fondente dei riformismi” ieri.
Le risposte a chi ci salverà dal populismo del “ghe pensi mi” non sono ancora molto chiare per la verità, c’è un obiettivo da traguardare, da costruire, da consolidare e per fortuna che è così, ma oggi oltre alle utili ma purtroppo improduttive battaglie parlamentari soffocate dai numeri esistenti non c’è granché di realmente percepibile.
C’è nei gruppi dirigenti della politica, del PD, dei suoi possibili alleati, ma non è ancora chiaro nella testa della gente il progetto su cui gettare impegno e risorse.
Ci vuole qualcosa di chiaro che tutti capiscano, qualcosa di coinvolgente, qualcosa che ognuno senta suo.
Su questa capacità di creare l'entusiasmo che serve si misurerà la classe dirigente della politica di oggi in Italia.
Quella che lavora al centro degli organismi dirigenti, ma soprattutto quella che sta nelle periferie.
Quest'ultima è la vera forza che può ribaltare la situazione.
Solo lei può farcela perchè lei sente sulla sua pelle tutto quello che non ha, quello che gli è stato tolto, è lei che soffre più di tutti e la forza che può sprigionare sta nella sua debolezza, nel suo bisogno, nella sua voglia di riscatto.
Le dispute delle Regionali di cui tutti sanno non aiutano la comprensione generale di questa fase, alcuni fatti che sono avvenuti hanno contribuito a rendere ancora più complicata la matassa nel pensiero dei non addetti ai lavori.
Però una cosa la vediamo tutti, ci ritroviamo quasi impotenti a osservare qualcuno che distrugge le fondamenta dello Stato.
Su questo non ci sono dubbi.
Ministri che ogni giorno propagandano le loro idee personali gettando nello sconcerto il paese intero, un Presidente del Consiglio che di notte se ne studia qualcuna e la dice il giorno dopo costringendo i servitori a giustificarlo ( senza riuscirci) subito dopo, insomma la situazione è questa e anche peggio ma l’elenco sarebbe troppo lungo e poi tutti ne sono a conoscenza.
Però bisogna che capiamo tutti quanti, dentro il PD e anche fuori che alle condizioni date non si può fare di più di ciò che si fa.
Non bisogna avere fretta, va fatto un passo alla volta, insieme e non ognuno per se.
Fare insieme significa avere bene a mente cosa la politica deve fare : l’interesse generale e non il proprio.
Mai pensare alla politica come veicolo per consolidare la propria posizione sociale ed economica.
Chi fa questo e chi solo lo pensa ha sbagliato schieramento.
Il suo posto non è con noi ma dall’altra parte.
Oltre la frontiera che noi presidiamo.
Chi fa politica o la vuole fare deve tenere bene a mente che dalla nostra parte non c’è spazio per personalismi di nessun tipo e che ogni azione va fatta per il bene di tutti, soprattutto dei più disagiati, dei più poveri e dei giovani ai quali dovremo lasciare un paese non in preda agli avventurieri di turno.
L’unica cosa che resta oggi è quella di resistere e prepararci al dopo, con sagacia, senza farci prendere dalla voglia di strafare, di dire cose senza senso che spesso escono con impeto in situazioni di emergenza politica come questa.
Dopo il voto Regionale di primavera si misureranno le forze in campo, si vedrà il modo di muovere e di realizzare quella alternativa che già da qualche anno avremmo dovuto pensare per rendere stabile un sistema sottoposto a bordate distruttive.
Oggi è arrivato qualcuno che sta aggiustando la mira dei suoi cannoni sui pilastri dello Stato a partire dalla Costituzione.
Teniamolo ben presente quando parliamo di larghe alleanze, che oggi sono l’unica cosa che può invertire la rotta del paese.
Teniamolo ben presente quando parliamo fra noi.
Teniamolo ben presente quando guardiamo negli occhi i nostri figli.
- quaderni di frontiera
- Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.
mercoledì 27 gennaio 2010
Chi ci salverà dal Presidente del Consiglio lanciato a diventare “Padre Costituente”?
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quaderni di frontiera