Le elezioni regionali che incombono non devono essere viste come uno spartiacque, ma come un passaggio di mezzavia, che può dare qualche indicazione su quella che sarà la possibilità di costruire l’alternativa tanto declamata.
Un’alternativa a ciò che abbiamo a livello di governo.
Un’alternativa che ha riempito con tutto il suo significato le assemblee di congressi, non solo del PD, ma di ogni forza politica che crede che per il nostro paese esistano strade diverse a quelle percorse fino ad oggi dal centro destra italiano.
La parola “alternativa” è roboante, riempie discorsi e strappa applausi a platee speranzose al cambiamento, molti l’hanno usata e non solo negli ultimi tempi.
Ma quando è il momento di gettarne le basi ecco che subito si alzano i distinguo, le barricate più o meno alte, si muovono critiche anche da parte di coloro che tale di tale obiettivo hanno fatto la loro bandiera solo qualche mese fa.
Quando è il momento di sperimentare arriva la decelerazione, quando è il momento di spingere si tirano i freni difendendo non si sa bene che cosa.
Ci possono essere e ci sono differenze di obiettivo politico, di prospettiva, forse anche di programmi a ben vedere, ma tutti coloro che vogliono cambiare l’assetto politico di un paese sempre si ritrovano su una linea comune di azione.
Non si capisce perché questo da noi non possa avvenire soltanto per qualche allergia dell’ultimo minuto.
Proprio le Regionali, pur capitando in un periodo molto difficile per il nostro paese dove le persone a tutto pensano meno che andare a votare, possono essere il momento della prova, il momento di fare nuove esperienze.
In fondo cosa c’è da perdere? Nulla di ciò che non si è già perso in questi ultimi due anni.
Su 13 regioni al voto 11 sono governate dal centro sinistra, ma sarebbe sciocco ostinarsi a credere che questi numeri restino tali. Bisogna farsene una ragione.
L’accordo che sta maturando tra forze le politiche all’opposizione può essere un momento d’esame per tutti proprio prendendo spunto da queste elezioni Amministrative.
Non provare a vedere come ci si può rapportare per un futuro comune sarebbe un errore.
Le perplessità non sono certamente poche, le forze non sono omogenee, anzi tutt’altro, ma se qualcuno sa indicare un’altra strada si faccia avanti, altrimenti accetti questa prova alla quale si è chiamati.
E lo faccia con convinzione cercando di capire ognuno le ragioni dell’altro, senza arrogarsi diritti di dominio, lavorando sullo stesso piano, con serenità e soprattutto senza pregiudizi.
Saranno i fatti e gli eventi a dire cosa si potrà fare e cosa no.
Nello schieramento di centro destra si sono aperte delle crepe e non provare ad infilarci dentro un cuneo sarebbe un’occasione persa.
Poi si vedrà, ma intanto vediamo di riuscire almeno oggi in questo tentativo, mettere sulla rampa di lancio qualcosa su cui lavorare domani può essere utile a raggiungere l’obiettivo vero : liberarci della destra conservatrice italiana quando sarà il momento, e tre anni passano in fretta.
Un’alternativa a ciò che abbiamo a livello di governo.
Un’alternativa che ha riempito con tutto il suo significato le assemblee di congressi, non solo del PD, ma di ogni forza politica che crede che per il nostro paese esistano strade diverse a quelle percorse fino ad oggi dal centro destra italiano.
La parola “alternativa” è roboante, riempie discorsi e strappa applausi a platee speranzose al cambiamento, molti l’hanno usata e non solo negli ultimi tempi.
Ma quando è il momento di gettarne le basi ecco che subito si alzano i distinguo, le barricate più o meno alte, si muovono critiche anche da parte di coloro che tale di tale obiettivo hanno fatto la loro bandiera solo qualche mese fa.
Quando è il momento di sperimentare arriva la decelerazione, quando è il momento di spingere si tirano i freni difendendo non si sa bene che cosa.
Ci possono essere e ci sono differenze di obiettivo politico, di prospettiva, forse anche di programmi a ben vedere, ma tutti coloro che vogliono cambiare l’assetto politico di un paese sempre si ritrovano su una linea comune di azione.
Non si capisce perché questo da noi non possa avvenire soltanto per qualche allergia dell’ultimo minuto.
Proprio le Regionali, pur capitando in un periodo molto difficile per il nostro paese dove le persone a tutto pensano meno che andare a votare, possono essere il momento della prova, il momento di fare nuove esperienze.
In fondo cosa c’è da perdere? Nulla di ciò che non si è già perso in questi ultimi due anni.
Su 13 regioni al voto 11 sono governate dal centro sinistra, ma sarebbe sciocco ostinarsi a credere che questi numeri restino tali. Bisogna farsene una ragione.
L’accordo che sta maturando tra forze le politiche all’opposizione può essere un momento d’esame per tutti proprio prendendo spunto da queste elezioni Amministrative.
Non provare a vedere come ci si può rapportare per un futuro comune sarebbe un errore.
Le perplessità non sono certamente poche, le forze non sono omogenee, anzi tutt’altro, ma se qualcuno sa indicare un’altra strada si faccia avanti, altrimenti accetti questa prova alla quale si è chiamati.
E lo faccia con convinzione cercando di capire ognuno le ragioni dell’altro, senza arrogarsi diritti di dominio, lavorando sullo stesso piano, con serenità e soprattutto senza pregiudizi.
Saranno i fatti e gli eventi a dire cosa si potrà fare e cosa no.
Nello schieramento di centro destra si sono aperte delle crepe e non provare ad infilarci dentro un cuneo sarebbe un’occasione persa.
Poi si vedrà, ma intanto vediamo di riuscire almeno oggi in questo tentativo, mettere sulla rampa di lancio qualcosa su cui lavorare domani può essere utile a raggiungere l’obiettivo vero : liberarci della destra conservatrice italiana quando sarà il momento, e tre anni passano in fretta.