Ogni volta che ci sono elezioni si assiste a uno scadimento del dibattito politico.
E’ una cosa strana perchè dovrebbe essere il momento in cui la più politica intesa nel senso più alto, esce dalle sue stanze e parla al paese, alle Regioni, insomma parla ai territori dove esercita la sua funzione.
Non è così. Sembra che ognuno parli per se stesso.
All’avvicinarsi della consultazione escono fuori vicende sopite nel tempo, si innesca una sorta di resa dei conti, si pesano le forze all’interno dei partiti e ci si dimentica dei programmi da mettere in campo.
Torna prepotente il personalismo, non si capisce bene perché, non è chiaro se si vuole mantenere i privilegi in corso o se si vuole conquistarli da parte di chi non li ha.
Il tutto sotto gli occhi sempre più distanti di un elettorato che non trova più, almeno a sinistra, l’appoggio che ha sempre avuto.
Ci si domanda dov’è il senso di responsabilità che tanto si decanta da tutte le parti.
Ma cosa nascondono questi comportamenti?
Non solo una crisi politica o della politica, c’è una disintegrazione della società e della sua moralità, ed è il sintomo di una classe dirigente che non sa pensare all’interesse di tutti.
Chi lo sa fare e vuole farlo non riesce a trovare il modo di incidere
Qualcuno dirà che non è vero, e forse ha anche ragione, ma ognuno di noi ha idee diverse e queste idee non è necessario tenerle sopite dentro di noi, anzi bisogna esprimerle.
Sopprimerle e non dargli voce fa parte di una storia antica a noi distante, che abbiamo combattuto e sconfitto.
Ma queste idee diverse riescono a stare nello stesso Partito?
Queste idee possono trovare una sintesi per esempio nel PD?
Qualche dubbio esiste, non si può nascondere questo fatto.
C’è chi viene e chi va.
Altri lo hanno sottolineato ed è una posizione condivisibile.
Queste idee diverse non metteranno in crisi un progetto ai primi passi, e ancora da definirsi?
Se questa inconciliabilità è veritiera, non bisogna illudersi che il Partito Democratico resista, e con lui tutti quelli che attorno alla sua forza cercano appoggio e condivisione per tornare insieme al governo del Paese.
Se questo è vero, e c’è da augurarsi di no, ma se è un pericolo reale tutto scapperà dalle mani di chi si oppone al governo di destra italiano.
Se non si ha bene in mente quale è la strada da percorrere, che cosa è che si vuole veramente, quali progetti si hanno per risollevare l’Italia, tutto sarà complicato.
La realtà del paese è sotto gli occhi di tutti e partendo da tale realtà bisogna costruire le condizioni e le posizioni che la politica deve avere per rovesciare l’attuale peso parlamentare.
Il Presidente del Consiglio di Arcore è al tramonto ma ha potuto regnare da anni proprio perché la politica è diventata debole, soprattutto quella della sinistra.
Serve quindi una vera rifondazione del pensiero politico, forse il PD ce la farà, ma queste divisioni elettorali non aiutano chi ci sta provando.
Prendiamo la Puglia perché di lei si parla da tempo ma potremmo parlare di altre realtà.
L’obiettivo è non cedere alla destra una parte di territorio italiano, e poco dovrebbe importare a chi ha veramente a cuore quei territori chi avrà il compito di guidare una coalizione, invece anche qui il personalismo impera, non si vede oltre l’immediatezza della situazione.
Se alla base di un progetto non c’è la consapevolezza che non si può più pensare di rivolgersi soltanto ad un unico blocco sociale l’alternativa alla destra non sarà semplice costruirla.
Un grande partito come vuole essere il PD non può non avere una visione lunga, non può non avere tra gli obiettivi il costruire un’agenda più vasta.
Così soltanto si potrà respingere e contrastare la destra italiana.
- quaderni di frontiera
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sabato 23 gennaio 2010
...allora c'è qualcuno che non la vuole questa Alternativa.........
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quaderni di frontiera