Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.

venerdì 18 dicembre 2009

Energia, ambiente, sviluppo : possibile un’intesa per il nostro bene?

Bisogna risalire agli anni ’70 per trovare le prime serie riflessioni sui problemi energetici quando ci fu l’ormai famosa impennata del petrolio. Questo fenomeno aveva una principale particolarità : erano in gioco ragioni politiche, cioè un aumento della capacità contrattuale dei Paesi esportatori del combustibile, il fenomeno richiamò l’attenzione sul carattere limitato e non rinnovabile dei combustibili fossili.
Lo sfruttamento di una risorsa limitata non rinnovabile, se non in tempi biblici, è sottomessa a due tendenze opposte : da un lato la tendenza a sfruttare prima quella parte di risorse che è più accessibile, e quindi ha costi energetici minori, e successivamente quella parte di risorse che è meno accessibile, e quindi con costi energetici e ambientali maggiori.
D’altro lato c’è la tendenza presente in ogni attività umana a migliorare le tecnologie.
Ma su quello che significa migliorare le tecnologie bisogna fare alcune riflessioni, dei distinguo, per esempio ci è stato insegnato a scuola che le attività economiche tengono conto di tre fattori principali, comunque noti a tutti : il capitale, l’energia e il lavoro.
Il punto è che quasi mai questi tre fattori tengono conto della risorsa più preziosa che ha l’uomo a disposizione e cioè l’ambiente, che viene sacrificato sugli altari del profitto, e infatti sotto il profilo ambientale siamo in grossi guai.
Alla tecnologia le attività economiche chiedono di aumentare la produttività, ma è molto raro che una tecnologia sia in grado di aumentare simultaneamente tutti e tre i fattori accennati in precedenza, vengono quindi fatte delle scelte in base alle priorità a favore di questo o di quel fattore di produzione, secondo le circostanze.
Per esempio in caso di conflitto viene privilegiato l’approvvigionamento continuo di carburante infischiandosene altamente delle problematiche ambientali.
Negli ultimi anni è stata crescente la tendenza a passare allo sfruttamento di risorse a maggior costo energetico a scapito dello sfruttamento delle risorse a minor costo, ed è una tendenza reale facilmente riscontrabile anche senza un’adeguata preparazione tecnica o economica.
Siamo passati nel volgere di 60 anni da un’epoca in cui si mettevano in coltivazione i pozzi di petrolio superficiali, più accessibili, la ricchezza americana “dietro casa” del Texas, alla nostra epoca in cui si sfruttano con grandi investimenti di capitali, grandi costi energetici e costi non indifferenti in vite umane e inquinamento marino, i giacimenti sotto oceanici dato che il petrolio facile è finito, oppure come nel caso del Venezuela, l’oro nero è talmente grezzo che risulta poco conveniente la raffinazione necessaria.
Ma oggi anche questo va bene e difatti il Venezuela fa sentire che esiste.
Nel nuovo millennio, quello che viviamo, il problema più grave del mondo legato alle risorse energetiche è concettualmente molto più semplice di quanto si possa credere, è la differenza dei consumi tra i paesi cosiddetti ricchi e quelli più poveri.
Questo in linea di massima, ma ora c’è una variabile : i paesi emergenti, Cina, Brasile e India in testa.
In Cina in particolar modo per dare un metro di valore si costruiscono centrali a carbone a tutto spiano, e anzi ala Conferenza di Copenaghen di quest’anno questo paese ha detto chiaramente che farà almeno 10 nuove mega centrali a carbone.
Altro che accordo globale sull’ambiente.
Ma proviamo ad esercitarci con questo scioglilingua matematico : un quarto dell’umanità consuma i tre quarti delle risorse, e quei tre quarti dell’umanità che hanno a disposizione solo un quarto delle risorse, vanno aumentando di numero, mentre le risorse a loro disposizione non aumentano affatto in modo proporzionale.
Quindi se noi seduti nei nostri uffici comodi soffochiamo dal caldo in pieno agosto chiediamo e otteniamo più energia per i nostri condizionatori,
Se aumenta la popolazione chiediamo e otteniamo più energia per le culle termiche o per scaldare i biberon, mentre in Africa per esempio se hanno caldo sventolano una foglia di palma se ne hanno ancora la forza indeboliti come sono dalla malnutrizione, mentre per i biberon anche se li avessero non avrebbero bisogno di energia visto il nulla con cui riempirli.
Il punto è che spesso questi popoli poveri non si accontentano della loro situazione e mettono in atto azioni rivoluzionarie con effetti devastanti, come in medio oriente dove la favoletta della democrazia da esportare da una parte o la guerra santa dall’altra non incanta più nessuno, oppure come in India appunto con l’emulazione del modello industriale occidentale specialmente nell’agricoltura intensiva, chimicizzata al massimo dove impiega tonnellate di nitrati al bando in occidente e chissà cos’altro, senza nessuna cautela ne per loro stessi ne per il loro ambiente.
Facciamo un altro esempio ? Ognuno ne può fare.
Oggi ci sono circa due miliardi di persone nel mondo che cuociono il pane e la minestra sul fuoco a legna o su sterco secco e non possiamo non occuparcene facendo finta di niente, anche egoisticamente nel nostro interesse, perché la conservazione delle foreste rimaste è interesse anche nostro visto che gli alberi fissano la CO2 ostacolando l’aumento dell’effetto serra e restituiscono ossigeno.
Ricordo a chi lo avesse dimenticato che l’ossigeno ci serve per vivere.
Mi domando se qualcuno ha mai pensato a forse quei popoli che hanno nel loro sottosuolo le risorse che noi vogliamo, loro posseggono un diritto di prelazione, che certo non è scritto nel diritto internazionale, ma è stampato a fuoco nella coscienza di tutte quelle persone che aspettando le ferie estive si trasformano in novelli Livingstone, armati di cappello leopardato, sahariana e macchina digitale, facendosi fotografare vicino a bambini dagli occhi grandi come le loro pance vuote, aggrappati senza speranza ad un seno materno prosciugato e ricoperto da mosche oramai magrissime anche loro.
Ma a noi tutto questo pare sfiorarci appena, importante avere tre o quattro cellulari ultimo modello, o il nuovo Personal Computer e almeno un paio di condizionatori per l’estate senza preoccuparci di pensare che forse tutto questo non funziona ad energia divina.
Come fare quindi a costruire una nuova cultura energetica ?
La soluzione pur manifestando segnali di complicata elaborazione è comunque sempre possibile, e probabilmente risiede all’interno dei nostri cervelli e nelle nostre coscienze.
Certo è che le possibilità di sfruttare le energie alternative a disposizione sono oggetto di valutazione continua, anche se nel nostro paese siamo un po’ indietro rispetto all’Europa nel suo complesso.
Si studiano le energie eoliche ma pare che ci siano problemi di impatto ambientale ad installare i “nuovi mulini”, non ci piacciono, sono antiestetici, ci rovinano il panorama, per non parlare dei volatili soggetti a ghigliottinamento continuo come dicono gli specialisti.
Si parla dei pannelli solari da installare sulle abitazioni ma pare che siano un po brutti da vedere, e poi chi comprerebbe una villa con padelloni giganti sul tetto?
Si parla anche di inceneritori, di termovalorizzatori ma bisogna scegliere i rifiuti da bruciare e la raccolta differenziata è noiosa, troppi contenitori diversi, plastica, legno, alluminio, carta, vetro, ferro, non è possibile, troppo complesso.
A parte le battute facili, la verità è che siamo troppo legati alle nostre comodità che spesso abbiamo senza neppure meritarcele troppo, e siamo ancora ben distanti da un modo di vivere che valorizzi ambiente e persone e ne rispetti le peculiarità, ma a questo dobbiamo arrivare, e arrivarci in tempi brevi a nostro stesso vantaggio e a vantaggio di tutti gli altri, perché come dice una famosa canzone “ Gli altri siamo noi”.
A Copenaghen ci avranno pensato? Mah.........