Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.

venerdì 4 dicembre 2009

Coraggio...usciamo dall'angolo....

C’è in Italia una grande debolezza della politica e per contro si è ingigantita una ipertrofia dei politici, più che altro per correre appresso ad ambizioni personali.
Questi sono due processi, due situazioni pericolose che vanno di pari passo, ma affermare il primato della politica non vuol dire difendere la politica in se come privilegio, ma cercare una strada in grado di ristabilire la sua funzione, ridargli la dignità perduta.
Senza riconquistare un ruolo ai grandi partiti, senza tornare alla grande politica resta soltanto l’antipolitica che trascina dietro a se il vuoto democratico.
E quando c’è il vuoto democratico si apre il fianco ad avventure solitarie che possono anche rivestire una certa pericolosità istituzionale.
Nel 92-94 ci fu un’impressionate ondata contro i partiti, era l’epoca dei grandi referendum, delle inchieste giudiziarie che coinvolsero decapitandola un’intera classe dirigente, sembrava che il paese stesse facendo una sua rivoluzione.
Le forze della sinistra progressista che vincevano le elezioni comunali quasi ovunque, le prime liste civiche, nascevano nuovi partiti, nuovi progetti prendevano forma da quella tabula rasa.
Il monito inascoltato di Enrico Berlinguer sulla questione morale tornò alla mente di molti.
Sembrava in quei primi anni ’90 che fossimo arrivati al momento del grande stravolgimento della società, vecchi partigiani dicevano che l’ora X era scoccata !!
Ma improvvisamente in una di quelle mattine dei primi anni ‘90 ci trovammo di fronte Silvio Berlusconi.
Fu come essere piombati in uno stato di shock, pochi lo conoscevano, pochi sapevano.
Ma ciò che scoprimmo poco dopo fu altrettanto inquietante, quell’uomo era esattamente il frutto di quella rivoluzione.
Era esattamente il nuovo che avanzava, il frutto avvelenato dell’antipolitica.
Perché una volta scelta l’antipolitica, una volta avvenuta la distruzione dei partiti chi meglio di lui poteva impersonare l’antipolitica?
Tutte le volte che l’antipolitica ha vinto, anche a sinistra, il risultato finale è stata la vittoria della destra.
Sempre. E non bisognerebbe dimenticarlo ma negli ultimi 2 anni qualcuno se ne è dimenticato e ora il paese intero paga le conseguenze di questa miopia.
Questa è la storia del nostro paese.
Non è storia di oggi.
È la storia antica del nostro paese.
E’ l’autobiografia della nostra nazione.
Un grande paese penso debba fare tesoro di questa storia.
Questo shock persiste tutt’ora, ma lentamente sta il protagonista sta perdendo il suo carisma, da solo, senza sollecitazioni forti dall’esterno.
La convinzione è che piano piano sia iniziato il declino dell’imperatore.
Ma il fatto che sia iniziato il declino di Berlusconi non significa però che sia il declino della destra, e pensarlo sarebbe un grosso errore.
La destra italiana anzi si è rafforzata grazie a questa protezione, a questo supporto che ha saputo cogliere a vantaggio di se stessa, la destra è un oramai un dato persistente in Italia, si sta strutturando e riorganizzando, è diventata una arcigna realtà, si sta radicando nel paese, comincia ad avere una classe dirigente locale che non aveva prima, comincia a costruire forme di partito di massa mentre per contro si è destrutturato a sinistra.
Ma quello che sta sfumando con il suo leader è il governo attuale del nostro paese.
Un lungo periodo di una destra populista che ha dominato sulla gente italiana sta esaurendo la sua corsa folle.
La nostra società trasformatasi negli ultimi quindici anni ha trovato in questa destra e nel suo facoltoso capo lo strumento che meglio di altri poteva interpretarla.
Ma proprio la parte più politica di questa compagine conservatrice, la parte che ha radici nella destra antica sta comprendendo la discesa in corso e si sta affrancando cercando di restare interprete di quella parte di paese che ha dato consenso elettorale alla sua ascesa recente.
Che tipo di destra vorrà essere lo vedremo molto presto, ma non bisogna nutrire grandi speranze.
Questo fatto di indebolimento del leader-imperatore è importante per le forze dell’opposizione perché fiacca l’esecutivo e prepara la strada ad un cambio di governo, ma nel contempo è un passaggio che riveste grande pericolosità democratica.
Per restare in sella a tutti i costi e difendere i suoi interessi personali il Presidente del Consiglio può arrivare a compiere qualsiasi gesto, anche a destabilizzare lo Stato democratico del paese e la libertà di tutti.
E’ molto probabile che ci provi.
Ma come arginare questa rischiosa deriva?
Certamente non caricando sulle spalle della Magistratura questo compito come alcuni auspicano.
Così facendo lo sguardo non sarà rivolto in avanti.
Serve definire un’agenda per il paese, fare proposte per i vecchi e i nuovi problemi delle persone e delle imprese.
Bisogna certamente fare attenzione a ciò che ci proporranno gli eventi ma nel contempo costruire altro.
Fare la lista di ciò che vorremmo per il nostro paese e su quello costruire la politica del domani.
Bisogna smetterla di correre dietro al berlusconismo e iniziare a occuparci dei problemi della nostra gente.
Nessuno sa cosa succederà nell’immediato, ma tutti sanno che succederà se usciremo con le ossa intere dalla crisi, un disastro se non avremo messo per tempo in cantiere qualcosa di reale.e di fattibile su cui far convergere le forze migliori del paese.
L’Europa è debole, ma noi siamo li dentro, non viviamo in un altro continente.
E dall’Europa siamo stati schiaffeggiati, siamo fuori da posti importanti, e questo lo dobbiamo anche al leader italiano della destra, al nostro Presidente del Consiglio.
Ma la sua forza è anche la debolezza di chi ha di fronte, forze politiche che sembrano nonnfarsi una ragione che noi andremo laddove andrà il mondo e la sua economia globale.
Nuove culture, nuovi bisogni, nuovi lavori, nuovi diritti, ma anche nuove antiche tragedie, fame e sete in gran parte del pianeta, bambini che muoiono, plateali ingiustizie sociali, ambienti saccheggiati che corrono vicino a straordinaria tecnologia.
Questo è il nuovo mondo.
Ma ogni giorno sui mezzi di informazione di tutto questo non si parla se non marginalmente, mentre l’attenzione si concentra sulla leggerezza del gossip teatrale, su processi che si vogliono evitare ad ogni costo.
Il nostro è un paese che non riesce più a parlare a se stesso, questa è la realtà.
Urlare contro il despota del momento servirà a carpire qualche voto, ma se dietro a questo non c’è un progetto serio nulla starà in piedi, nulla cambierà radicalmente.
La magistratura farà la sua strada, ma alla politica spetta il compito di evitare la voglia del capitano di trascinare a fondo con se tutta la barca.
Perché è questo che vuole se non riuscirà nel suo intento di protezione personale.
Con tutta l’attenzione sviata sui temi di attualità l’Italia si è seduta e non da segno di rialzarsi, serve scuoterla nei suoi valori, risvegliare le sue potenzialità.
Il nostro è un paese che pare abbia perso il senso del futuro, che si è spaccato tra sud e nord, con corporazioni varie che tentano in ogni modo di accattivarsi le simpatie del capo, un paese che per buona parte tenta di proteggersi facendo suoi i messaggi che riceve da un governo sconsiderato, una parte del nostro paese, minoritaria ma la più importante si culla nell’illegalità regolarizzata, si protegge con l’egoismo sociale, con l’evasione legalizzata.
Tutti messaggi lanciati astutamente da un uomo che non è per nulla il grande innovatore che ha raccontato di essere, ma è il garante di questo pasticcio italiano.
Come uscire da tutto questo è il compito di chi ha in testa qualcosa di diverso, di meglio.
Però bisogna puntare tutto sulla politica, l’unica arma per scardinare democraticamente i soprusi e le ingiustizie che si ripresentano ciclicamente nel nostro paese.
Ciclicamente, con molte, troppe rassomiglianze con il già vissuto.
Coraggio. Usciamo dall'angolo.