Le note difficoltà del nostro tempo spesso occultano l’importanza delle cose, alcune ci sembrano semplici, scontate e invece una mattina ci svegliamo e scopriamo che tanto scontate non si rivelano essere.
Sono i beni essenziali, utili alla vita delle persone, necessari al sostentamento di tutti e a dare una dignità di esistenza in una comunità.
Alcuni di questi beni sono risorse che possono essere tangibili come il pane o i generi di prima necessità, altri a prima vista sembrerebbero esserlo di meno come l’istruzione, la libertà o la democrazia.
Ma entrambi questi campi per la non superfluità della loro funzione possono senza dubbio essere definiti beni essenziali.
Lo è l’istruzione fondamentale per la crescita e l’emancipazione delle nuove generazioni, lo è la democrazia argine determinante e ultimo ai totalitarismi palesi o mascherati, lo è la libertà.
Tra i beni tangibili ed essenziali c’è anche l’acqua, e non soltanto perché il nostro corpo ne contiene l’80%.
Ma anche questo bene che ritenevamo scontato nel consumo, nell’uso e nella sua proprietà universale sta diventando merce da comprare e vendere, merce da business come si dice.
L’utilizzo di quell’acqua che consideravamo scontato vedere scorrere dai nostri rubinetti e che definivamo bene pubblico tanto pubblico e disponibile potrebbe non esserlo più.
Potrebbe diventare un lucroso affare per pochi a discapito delle necessità di tutti.
Per farlo e accontentare alcuni gruppi di amici interessati dai quali avere un ritorno anche solo di appoggio elettorale, si interpretano a piacimento direttive europee confidando che gran parte dell’informazione italiana troppo ingabbiata e servile al potere, non tutta per fortuna, oscuri la realtà delle cose.
Vengono quindi inserite norme all’interno di decreti legislativi sperando che le opposizioni siano cieche e disattente, cosa che per fortuna in Italia non è.
Queste norme vengono inserite dal nostro governo in carica all’interno di un decreto legge sugli obblighi imposti dalla Comunità Europea.
In realtà non esiste alcuna regola europea che obblighi l’Italia a privatizzare l’acqua.
Non esiste una riga soltanto che indichi questa possibilità, non una riga.
Il testo Presentato al Parlamento Italiano dalla maggioranza in questi giorni prevede però alcuni passaggi, per esempio che una serie di servizi pubblici locali vengano passati al mercato e quindi considerati come beni di rilevanza economica e non prioritariamente come diritto dei cittadini.
Il servizio idrico nazionale e quindi l’acqua è uno di questi, non più pubblica ma a gestione privata giustificata con una maggiore efficienza e minori costi.
Entrambe affermazioni false e smentite dai fatti, di quelli che non si vogliono fare sapere contando sul disinteresse generale dei cittadini spostato sulla soluzione di problemi quotidiani.
Una cittadinanza che non sa non protesta e quindi è un problema di meno.
Una cittadinanza che non sa è uno Stato muto, e uno Stato muto è facilmente controllabile, uno Stato muto è l’anticamera delle dittature.
Invece lo Stato si ribella e parla, vuole farlo dentro e fuori il Parlamento.
Per quanto riguarda l’acqua e i servizi collegati di distribuzione alcuni punti bisogna sottolinearli perché già oggi la presenza dei privati è molto forte nel settore e gli aumenti più forti si sono verificati laddove è già arrivata una gestione privata.
E non potrebbe essere diversamente se si ragiona con le logiche del mercato, perché le lobby e le multinazionali pensano e agiscono con questa linea guida che è quella logica tipica del profitto, mentre la gestione pubblica garantisce l’accesso alle risorse essenziali a tutti.
L’unica scappatoia resterebbe una gestione definita “in house” degli Enti Locali, cioè la gestione attraverso società a capitale interamente pubblico.
Ma con le nuove norme entro 2 anni neppure questo sarà più possibile e si sarà obbligati a passare a gestioni cosidette “miste” cioè società a capitale pubblico e privato lasciando a quest’ultimo almeno il 40% del controllo societario.
Il problema è quindi delicatissimo perché l’acqua è uno di quei beni essenziali destinato a diventare sempre più limitato, per non dire del problema dei costi che negli ultimi 7 anni hanno visto un’iperbole tariffaria aumentando le bollette in media dal 47 al 50% stando a quanto indicano gli uffici dell’ Istat.
Per non avere problemi con la cittadinanza e quindi proteste fastidiose ai manovratori dell’occulto, il nostro Governo attuale ha pensato bene di porre la questione di fiducia sull’approvazione di tale passaggio, nominando il decreto “Salva Infrazioni”.
Tale decreto contiene appunto tra le righe anche la questione “acqua da privatizzare” oltre ad una serie di altri servizi pubblici gestiti dagli Enti Locali.
Ma quale è la realtà?
Purtroppo i fatti non possono essere negati e la privatizzazione dei servizi idrici non ha apportato alcun miglioramento laddove è già attivo, nessun beneficio di alcun tipo, né migliorie sulla qualità del servizio stesso, nessuna riduzione di consumi, nessun aumento dei necessari controlli sulla qualità, nessuna diminuzione dei costi per le famiglie che invece sono aumentati.
Ma di questo il nostro governo dice che non bisogna parlarne.
Ma non è tutto perché previsioni dei maggiori economisti del mondo, quindi autorità mondiali del settore affermano senza alcun dubbio che tra circa quindici anni sia in Europa che nel ricco Nord America il servizio idrico sarà gestito solo da tre multinazionali con tutte le conseguenze empiricamente immaginabili.
Ma la privatizzazione dell’acqua da noi, in Italia, è una strada sbagliata anche per altri motivi più pratici che Sindaci e Amministratori vedono bene dato che su questa scia le regioni, i Comuni e gli Enti locali saranno privati della gestione di un bene primario come l’acqua appunto, e saranno espropriati forzatamente dell’amministrazione del servizio come hanno fatto fino ad oggi sul territorio di propria competenza.
E’ quindi molto facile prevedere una deriva deleteria, facile prevedere che con l’acqua “privata” l’avvio di speculazioni ai danni dei cittadini sono dietro l’angolo.
I rumori quindi su questa questione non potevano che essere molto consistenti e assordanti.
Quando c’è tutto questo rumore il rischio per chi vuole tacitare il tutto è grande, il rischio è che gli Italiano capiscano.
Il rischio è per le dittature che le persone non restino mute.
- quaderni di frontiera
- Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.