Uno Stato che non investe come dovrebbe sull’istruzione dei suoi giovani è uno Stato destinato a invecchiare e morire, invecchiare nelle idee perseguendo nella conservazione se non addirittura nella restaurazione di anacronistichi principi e metodi didattici e pedagogici.
L’istruzione è quindi per ogni Nazione un tema sempre posto al primo punto, sia quando se ne vuole il controllo indirizzato come nei vari totalitarismi conosciuti o in itinere per forgiare le “nuove truppe”, sia quando più democraticamente e responsabilmente si comprende a fondo che l’enorme portata della conoscenza sia motore di sviluppo e benessere, di solidarietà, di civismo.
Ma nel nostro paese al contrario dell’auspicabile il sistema dell’istruzione italiano è invece complessivamente sottoposto a sussulti deleteri e dannosi.
Su questo tema, su tale questione, proprio per la sua fondamentale importanza per il futuro del nostro paese è essenziale tenere una guardia alta, stare attenti sul progetto in corso, sulle sue evoluzioni, un progetto che dai promotori viene definito abusivamente riformatore mentre invece la sua esatta definizione sarebbe di progetto demolitore.
Ogni paese dovrebbe avere come sua stella polare un sistema aperto ed egualitario di istruzione in grado di trasmettere la cultura, approntato per le nuove generazioni, per metterle in grado di costruire la loro crescita verso la conoscenza diffusa, rendendoli così consci del loro valore da spendere per il futuro di tutti.
La cultura e la conoscenza non può che essere veicolo di incontro tra posizioni culturali e ideali diverse, rappresentando un metodo d’unione per avvicinare visioni anche alternative tra loro ma tese ad una ricerca di sintesi utile alla società.
Ecco perché dovrebbe essere prioritario il comune impegno per assicurare a tutti, ai diversi livelli, a tutti gli starti sociali una scuola di qualità che guardi al futuro in costante e vorticosa evoluzione, e dovrebbe essere così proprio in un momento in cui si sente molto forte la tendenza al protezionismo identitario, con il suo non utile rinchiudersi e tenere posizioni di appartenenza provincialistiche che on possono che essere definite arretrate, che guardano indietro anziché avanti.
E’ quindi utile attivare confronti e studi che rendano cosciente chi non lo è sulla effettiva condivisione che deve avere la priorità di un espansivo e aperto sistema di istruzione.
La scuola più in generale è un sistema stimolante di inclusione sociale, è la scuola sistema con gli insegnati, le sue strutture, che contribuisce in modo unico a formare i cittadini di domani, preparati ad affrontare le sfide del secolo nuovo, cittadini che siano consapevoli dei propri doveri verso la comunità ma che conoscano anche i propri diritti, che rafforzino la propria personalità all’interno di un quadro di disponibilità verso il bene pubblico, cittadini che possano rafforzare anche la nostra democrazia.
Compiti imprescindibili per i giovani in una società moderna e per uno Stato efficiente e solidale al suo interno e anche al suo esterno.
Altra cosa è invece la sequela di provvedimenti misurati sul simbolismo messaggistico distribuito mediaticamente, che non mirano al di sotto della facile demagogia che ai risparmi sulla spesa mettendo in secondo ordine l’importanza dell’istruzione generalizzata e accessibile.
Ma tutti i provvedimenti non appropriati che abbiamo conosciuto in questi ultimi periodi e che attraversano l’universo della scuola, dagli asili alle Università, non vanno nella direzione auspicata .
Eppure molti sono gli aspetti che riguardano il sistema istruzione, l‘universalità del mondo scolastico, aspetti che tendono a coniugare contenuti, metodologie dell’insegnamento, la formazione, i criteri di valutazione, i modi di affrontare le nuove sfide tecnologiche, a padronanza del linguaggio come ponte tra i popoli, ma di questo nei decreti approvati non ci sono che debolissime tracce.
Mettersi alla prova dal punto di vista politico su tali questioni non è mai perdita di tempo o esercizio inutile, significa al contrario scansare tutti i luoghi comuni oramai entrati nel lessico generale, ma è anche vero non tutti possono vantare un’esperienza approfondita in questo campo e parlarne con cognizione soltanto perché hanno frequentato negli anni della gioventù.
Serve discuterne con dati certi, “dati alla mano” come si dice, e per farlo basta andare a cercare la grande diffusione di inchieste internazionali sulle condizioni del nostro sistema, anche affrontando alcune resistenze che indubbiamente ci sono, ostili ad ogni innovazione, scontrandosi e confrontandosi con atteggiamenti a difesa di un passato metodologico non più perseguibile.
La tardizionalità del nostro sistema istruzione deve essere senz’altro oggetto di salvaguardia e tutela ma con la prospettiva di porre in essere riforme da realizzare costantemente.
Non è auspicabile come avviene oggi lasciare come arbitro unico un Ministero che rimane volutamente sordo ad ogni osservazione, ad ogni proposta, né tanto è auspicabile l’attesa di momenti di alternanza politica per intervenire in modo opposto al legiferato attuale.
Discuterne è quindi un modo con il quale diventare attori in questo dibattito e non soltanto voci critiche e spesso farcite di urla inconcludenti, parlarne a più voci anche non in accordo è un utile contributo da portare al mondo scolastico, utile a evidenziare i punti critici e di eccellenza, nel proporre miglioramenti.
Il sistema istruzione è quindi l’unico modo grazie al quale le giovani generazioni diventeranno classe dirigente e concepiranno cultura, consapevolezza civile, lavoro il tutto come valori fondamentali necessari ad una società che vuole crescere, cambiare, migliorarsi, cogliere le sfide del presente, alimentarle e provare a risolverle, non dimenticare la memoria delle cose buone del passato, riaffermare alcune certezze come il coinvolgimento degli Enti Locali e la loro autonomia nelle istruzioni scolastiche in contrapposizione ai modelli centralistici, percorsi questi ultimi già avviati da tempo con aperture verso responsabilità locali in tema istruzione.
Il rafforzamento dell’autonomia scolastica è quindi un punto cardine che argina il ritorno o la creazione di sistemi frammentati privi di fisionomie riconoscibili e pertanto proprio l’autonomia diminuisce il rischio verso l’accettazione implicita di diseguaglianze al suo interno.
Se questi rischi venissero sottovalutati o peggio volontariamente e consapevolmente accettati e in qualche modo rafforzati, ci si troverebbe a dover rimpiangere come minore dei mali il vecchio modello centralista e statalista che ha permesso negli anni passati, pur con tutte le sue criticità, di consentire pluralità di idee, di metodi didattici, di proposte formative diverse, grazie alle quali si è potuto contribuire al dispiegamento delle democrazia partecipativa.
Al riguardo di questi ultimi elementi brevemente citati non si deve dimenticare sono stati un importanti contributi del sistema pubblico di istruzione e hanno assicurato anche se a volte in modi piuttosto contraddittori e non sempre coerenti sia l’integrazione sociale che uguaglianza di opportunità.
Ma oggi il nuovo corso Ministeriale, di livello non sufficiente al compito al quale è stato chiamato, tende soltanto alla ricerca degli artifici finanziari e contabili per attuare risparmi e quadrature di bilanci, anziché riqualificare la spesa verso miglioramenti dei servizi tesi ad ottenere un’istruzione sempre migliore.
La scuola deve essere vista come un valore e non come un costo da ridurre.
La cronaca dice invece che il sistema scuola viene visto come un costo, e si riducono gli insegnanti come primo risparmio, senza vedere che si va a incidere sulle modalità pedagogiche, formative, con rischi veri di azzerare esperienze didattiche riconosciute in tutta la loro validità.
Oltretutto non sono neppure convincenti i provvedimenti presi che condivisibili o meno mettono la scuola sul cammino del ritorno all’antico, a un mitico passato che è profondamente diverso dall’oggi.
Ma la scuola di oggi appunto ci si dimentica che è la scuola per tutte le future generazioni di cittadini ed è una conquista della democrazia di ogni società avanzata come la nostra e pertanto deve essere anche scuola di qualità, sulla quale investire ingenti risorse e non essere oggetto di mercato per accontentare chi chiede solo bilanci da far quadrare.
La scuola deve fornire agli studenti di ogni livello tutti gli strumenti che possano permettergli la comprensione delle complessità dei processi storici e la valorizzazione delle loro competenze, impedire che si realizzi la disarticolazione tra vita reale e mondo delle conoscenze.
Questo dice che non è comprensibile la riduzione degli insegnanti così come è in itinere, il
ruolo dei docenti nel percorso formativo è determinante affinché la scuola sia di qualità, così come è irrealizzabile un progetto di sistema scolastico che prescinda dal riconoscimento del loro ruolo e del loro valore, dal contributo essenziale che essi possono dare a ogni possibile trasformazione, in loro vanno identificati i soggetti primi che, con il lavoro quotidiano, rendono possibile il passaggio dalle proposte politiche e culturali alla realtà della pedagogia attiva.Il sistema dell’istruzione è quindi molto complesso in ogni sua articolazione, ma ognuna di essa si tiene con l’altra, se una viene a mancare il sistema crolla, crollano le pari uguaglianze costituzionali che vogliono istruzione per tutti.Quando si è davanti alla lavagna non ci sono ricchi e poveri
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