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giovedì 12 novembre 2009

Le voci della nostra Costituzione

inviato da Domenico Maglio

Nata il 1° gennaio 1948 la Costituzione compirà presto 61 anni.
E’ stata l’opera di una classe politica uscita dalla guerra di Liberazione, una classe politica che è stata capace di rappresentare tutto il popolo italiano, una classe politica di grandi capacità etiche e giuridiche.
La Costituzione è quindi un qualcosa che rappresenta tutti noi.
Per comprendere la grandezza di questo documento bisogna partire da una storia lontana e in questo momento credo sia giusto partire proprio da lì, dalla loro memoria, dal ricordo di quegli uomini e di quelle donne che venivano da un tempo di guerra.
Un tempo dove le città in fiamme urlavano il proprio dolore e osservavano impotenti quelle guerre fratricide, ma gli uomini e le donne capirono però che anche in un paese in fiamme si poteva mettere ordine, si poteva costruire uno Stato felice.
Quegli uomini e quelle donne si sono impegnati a fare leggi imparziali, applicando ciascuno un retto giudizio, hanno offerto accoglienza e ospitalità allo straniero, hanno preservato e hanno difeso le loro montagne, i loro mari, le loro colline pietrose e selvagge, le loro foreste, le loro pianure.
Questo hanno fatto.
Coniugando forza e giustizia, ci hanno insegnato cosa sia la democrazia, il governo del popolo, che deve ispirare ai cittadini una Resistenza all’ingiustizia, mettere l’interesse pubblico prima di tutti gli altri interessi, fare dell’aiuto reciproco la passione di ogni cuore e soprattutto formare una Patria che non sia soltanto un confine geografico territoriale, non sia soltanto il suolo, un insieme di ponti, case e strade ma una comunità di affetti.
Per questo noi affermiamo oggi con le stesse loro parole che democrazia è il diritto di non essere sottoposti che alle leggi.
Democrazia è il diritto di non poter essere né arrestati né tenuti in carcere o condannati a morte, né maltrattati in alcun modo a causa di una volontà arbitraria.
Ci hanno insegnato che la democrazia è il diritto di esprimere la propria opinione, di scegliere un lavoro ed esercitarlo, di disporre di ciò che ci appartiene, che democrazia è il diritto di riunirsi con altri individui per professare una fede o per impegnarsi nel modo più conforme alle proprie inclinazioni.
Democrazia ci hanno insegnato infine che è il diritto di eleggere i propri rappresentanti e di esercitare su di essi una sorveglianza attenta, attiva, costante, ma è anmche il dovere di destituirli se hanno deluso le nostre speranze o se ne hanno abusato.
Questo è lo spirito della Costituzione.
Ma dobbiamo porci anche un'altra domanda, che cos’è oggi per i più giovani la Costituzione, che cosa si può fare perché i più giovani la sentano come una cosa loro e non come un testo da sapere che esiste.
Dobbiamo domandarci cosa si può fare affinché sentano che nel difenderla continua sia pure in forme diverse quella Resistenza per la quale i loro nonni, i loro padri, i loro fratelli maggiori misero in gioco e molti persero la vita.
Tutti siamo coscienti che la Costituzione è nata dalle lotte della Resistenza, e uno dei miracoli del periodo della Resistenza fu la concordia tra partiti diversi, dai Liberali ai Comunisti ai Socialisti ai Cattolici, la concordia e la condivisione su un programma prioritario di battaglia.
Via i fascisti e via i nazisti.
Questo programma fu adempiuto ad un prezzo altissimo.
Ma un altro programma comune di pace stava nascendo tra le sofferenze di un paese in ginocchio, la concordia del momento successivo.
Quel programma successivo fu la Costituzione.
La Costituzione deve essere quindi considerata non come una legge morta come alcuni dicono, ma deve essere considerata, ed è, un programma politico.
La Costituzione è nata da un compromesso fra diverse ideologie, dove troviamo le radici di tutta la nostra storia secolare, dall’ispirazione Mazziniana, al Marxismo, al solidarismo cristiano, quindi vari partiti riuscirono a convergere su un programma comune impegnandosi a realizzarlo.
La parte più viva, più vitale, più piena della Costituzione è dunque proprio quella che si può chiamare programmatica.
Quella che si pone delle mete che si devono gradualmente raggiungere.
Per il raggiungimento di queste mete vale anche oggi e più varrà in avvenire l’impegno delle generazioni che verranno, e a questo compito di sensibilizzazione sono chiamati tutti gli italiani e in particolar modo le Istituzioni dello Stato.
Nella Costituzione c’è un articolo che è il più impegnativo per tutti noi indipendentemente dal ruolo ricoperto, ma lo è soprattutto per i giovani che hanno l’avvenire davanti a loro.
Questo articolo il N. 3 “…Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni economiche. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto a libertà e l’uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese….”
Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini e le donne dignità di essere uomini e donne.
Soltanto quando questo sarà raggiunto si potrà affermare che quanto scritto nell’articolo 1 “..L’Italia è una repubblica Democratica fondata sul lavoro…”corrisponderà alla realtà.
Perché fino a quando non c’è questa possibilità per ogni uomo e per ogni donna di lavorare e di studiare, di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi necessari per vivere con dignità, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro ma non potrà chiamarsi neanche democratica.
In una democrazia dove non c’è questa uguaglianza di fatto ma c’è solo una tale uguaglianza di diritto non è una democrazia.
E allora si capisce da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte, mentre in parte è ancora un programma da realizzare, un impegno, un lavoro da terminare.
Piero Calamandrei diceva che “…la Costituzione non è una macchina che si mette in moto e poi va avanti da sola, e perché si muova bisogna che ogni giorno in questa macchina mettiamo il carburante…”
Io dico che il carburante che noi possiamo mettere per terminare il lavoro è l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere quella promessa, è la responsabilità di ognuno di noi.
Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza, l’indifferenza alla politica, a quella classe politica.
L’indifferentismo che spesso si trova in larghi strati della popolazione, in tanti troppi giovani, per questo tutti noi siamo in qualche modo chiamati ad un compito straordinario.
L’indifferentismo alla politica, si dice che sia comodo, è bello non interessarsi, disimpegnarsi, è comodo, la libertà c’è, esiste, viviamo in libertà, abbiamo altro da fare che interessarci di politica, la politica è corrotta, le Istituzioni sono corrotte, i politici sono corrotti, ci sono cose belle da vedere, luoghi da visitare, la politica non è una cosa piacevole, c’è la libertà di muoversi, di dire, di fare.
Questo è l’indifferentismo devastante da combattere.
C’è la libertà. E’ Vero.
“….Ma la libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto sia importante quando comincia a mancare, quando si sente un senso di asfissia, di angoscia….”
Così scriveva Calamandrei durante la stesura e in un accostamento che certo io non merito aggiungerei la speranza di non sentirlo mai quel senso di angoscia come lo sentirono i padri Costituenti, perché non so se avremo la loro forza per vincere ancora.
Bisogna ricordare che ogni giorno, su quest’aria della quale godiamo, sulla libertà, bisogna vigilare, vigilare e vigilare ancora, dando il nostro contributo alla vita politica che si dispiega nella funzione democratica.
E’ la Costituzione la nostra carta della libertà, la carta per ciascuno di noi, della nostra dignità di uomini, con la quale possiamo disporre noi, e soltanto noi delle sorti del nostro Paese e quindi di noi stessi.
Alla Costituzione dobbiamo dare il nostro spirito, farla vivere, sentirla nostra, metterci dentro il più alto senso civico, la migliore coscienza civica, renderci conto che nessuno di noi è solo ma è parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo.
In questa Costituzione c’è dentro tutta la storia di quegli uomini che l’hanno scritta per noi, c’è il loro passato, ci sono i loro dolori, le loro sciagure, le loro gioie, e questi loro sentimenti sono tutti sfociati in quegli articoli, e a saper intendere dietro a questi articoli si sentono sempre le loro voci lontane.
Sentiamo negli articoli 2, 8 e 11 - l’idea Mazziniana e il periodo Risorgimentale di Cavour
Nell’art 5 c’è Carlo Cattaneo “..la Repubblica è una e indivisibile..”
Nel’art 52 si sentono i Garibaldini “..le Forze Armate si conformano allo spirito della democratico della Repubblica...”
Nell’art 27 la voce di Cesare Beccaria “..non è ammessa la pena di morte…”
E sono voci lontane, grandi voci lontane, ma ci sono anche tante voci umili, che non troviamo nei libri di storia, voci di operai, di contadini, di partigiani, di soldati semplici e Generali che si sono ribellati all’orrore, di esuli, di sacerdoti perseguitati, torturati e uccisi.
Dietro ad ogni articolo di questa Costituzione dobbiamo vedere persone come noi, cadute combattendo, persone che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta.
Per questo possiamo dire con certezza che la Costituzione non è una carta antiquata e morta, ma è il loro testamento.
E il miglior modo per completare il lavoro è ascoltare quelle voci.
Il miglior modo per difenderla è leggerla ai giovani affinché ne ereditino la grandezza.
E nel leggerla ascolteranno proprio quelle voci, respirando l’amore per la democrazia e il profondo umanesimo del popolo italiano che i padri Costituenti uniti nella Liberazione, hanno saputo interpretare e fissare per sempre.