Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.

giovedì 26 novembre 2009

La mannaia ideologica sulla scuola

di Angelica Lubrano

Trattare il tema della scuola significa affrontare trasversalmente tutte le questioni fondamentali di una società:
- lo sviluppo economico,
- il livello di civiltà
Nella scuola si sono concentrate tutte le contraddizioni di una crescita senza sviluppo civile, pur con punte di eccellenza, ma con vaste aree di arretratezza e di insufficienza.
Questo governo sta intervenendo ideologicamente con la mannaia dei tagli indiscriminati, senza considerare ciò che andava salvaguardato da ciò che doveva essere riformato, avallando riferimenti passatisti e contraddittori (come nella legge 169/08) alcuni simbolici (il grembiulino) altri di merito (il maestro unico, il voto di condotta) e confondendo il desiderio diffuso di più autorevolezza con progetti autoritari.
Negli anni ‘70/’80 erano stati finalmente riconosciuti i diritti già sanciti dalla Costituzione di una scuola capace di rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena partecipazione di tutti. Ma le riforme attuate hanno garantito l’accesso, non il successo e la scuola ha mancato l’attesa delle classi più svantaggiate di rappresentare “l’ascensore sociale” capace di offrire una chance ad ogni meritevole.
Il successo scolastico ha continuato a premiare le classi privilegiate, senza modificare, se non in parte, il profilo d’ingresso. Non sempre è stato recepito il cambiamento di una scuola trasformata da scuola di èlite a scuola di massa e non sempre gli insegnanti sono stati preparati al nuovo compito, né con la formazione, né con il reclutamento, né con l’aggiornamento. Per pigrizia o perché quasi tutti i ministri della pubblica istruzione avvicendati in questi anni non hanno fatto altro che rispondere ad una spinta auto conservativa, sono stati negati investimenti ad un settore i cui risultati avrebbero pagato troppo avanti nel futuro rispetto all’immediata convenienza del consenso elettorale.
Ma questo è uno spreco che non ci possiamo permettere, se abbiamo l’ambizione di rimanere fra le nazioni più sviluppate. Oggi l’euro non ci permette più di vincere nella competizione globale con le svalutazioni ricorrenti , né possiamo pensare di continuare a vincere con la concorrenza sleale del lavoro nero e dell’economia sommersa o peggio criminale….
Attestandosi su posizioni di bassa classifica nella scala delle nazioni più scolarizzate (nella popolazione tra i 25 e 64 anni, solo il 42% ha il diploma di scuola media superiore; la media europea è del 59% e Francia ed Inghilterra hanno il 62%; nell’intera popolazione italiana, solo il 9% ha una laurea; la media europea è del 21%), il nostro paese si candida ad un lento, ma inesorabile declino.
Le riforme di cui ha bisogno la scuola sono quelle che coincidono con la declinazione del tema della responsabilità per ciascuno degli attori dell’azione educativa: Governo, Famiglia, Dirigenti, Operatori della scuola.
Il Governo, la famiglia, le imprese affidano alla scuola compiti nuovi, (educazione stradale, sanitaria, sessuale, sicurezza sul lavoro, prevenzione delle tossicodipendenze, inserimento dei migranti, ecc…) , allargando ogni giorno i compiti e le responsabilità della scuola, ma restringendo contemporaneamente le risorse, il tempo scuola, gli strumenti operativi.

Gli insegnanti e i formatori devono essi stessi trovare gli strumenti di autovalutazione, senza aspettare il Ministro “Burletta” a caccia di fannulloni, emarginando quelli che non fanno scandalo solo perché rubano lo stipendio, ma perché rubano il futuro dei nostri ragazzi.
Gli studenti non vanno valutati rispetto a un modello astratto uguale a dieci; ma, come ci ha insegnato l’inserimento degli handicappati nella scuola, cercando il dieci che ciascuno di loro è in grado di esprimere e sforzandoci di individuare e di far emergere le potenzialità che ogni individuo possiede. Non si tratta di operare delle selezioni ma di assicurare a tutti gli alunni il loro diritto alla condizione umana, alla loro umanizzazione, alla loro autorealizzazione come uomini, come cittadini e come lavoratori.