Non bisogna temere la parola “sinistra”
Quando si pronuncia la parola “sinistra” qualcuno si indispettisce, non dobbiamo nascondercelo ma a qualcuno fa un pò dispiacere così come altri pensano che sia di loro uso esclusivo.
Entrambi sono in errore chi per una parte chi per l’altra.
Ma “sinistra” è una di quelle parole che non hanno proprietario, non è di nessuno ma appartiene a tutti, almeno a tutti coloro che credono che la società non sia statica, ma possa essere sempre gradualmente migliorata.
In pratica è la parola che contraddistingue tutto il mondo progressista, certamente non l’unica ma storicamente la più accreditata alla rappresentanza.
E non a caso Pier Luigi Bersani, nuovo segretario del Partito Democratico, ne rivendica l’uso nel nuovo corso che si è aperto ben conscio di creare qualche malumore.
In fondo di aree politiche che si riconoscevano nella sinistra ce ne sono state molte in passato e ce ne sono molte anche oggi.
C’era e c’è ancora la sinistra liberale, quella cattolica, c’era anche quella democristiana, socialista, insomma “sinistra” è una parola che nel tempo ha sempre racchiuso in se tutti quei sentimenti di uguale libertà, uguale dignità, di tutti gli uomini e di tutte le donne del mondo.
Ed è un sentimento che per fortuna di tutti noi è ancora nella politica, e quindi non è una parola che può essere cancellata dal vocabolario soltanto perché a qualcuno da fastidio.
Ma non ci sono dubbi però che per fargli riprendere la sua funzione originaria dentro bisogna metterci molte cose nuove.
Per esempio dare l’idea che si sta costruendo un percorso alternativo all’attuale, altrimenti alla fine pur restando all’opposizione ad un governo di destra si viene percepiti come movimento sterile e impotente, frammentato e poco utile al paese, non in grado di lanciare messaggi chiari e coraggiosi in grado di attirare l’attenzione sui grandi temi della società.
Quando per la sinistra, per il mondo progressista, arrivano delle sconfitte l’opportunità è quella di guardarci dentro, capirne i motivi e se le sconfitte non sono state tanto grandi ciò consentirà di rilanciare un progetto.
Ed è quello che sta avvenendo nel Partito Democratico e nell’area che guarda con attenzione ai passi che il nuovo segretario compirà.
Un lavoro non facile, non aiutato dall’anarchismo diffuso nelle varie articolazioni territoriali frutto di vocazioni maldestre e affrettate.
Una cosa è però fuori dubbio ed è stata ben enunciata : la centralità del lavoro, anzi direi dei lavori.
Un punto fondamentale : il Lavoro e l’impresa.
Questi due mondi devono essere un punto di riferimento quando si parla di prospettive di benessere e di sviluppo dato che un partito popolare deve rivolgersi a entrambi e a entrambi dare delle idee, indicare una via d’uscita alla crisi che ci attanaglia.
Lavoro e Impresa, pur nella distinzione dei ruoli e con le rispettive dignità hanno un destino comune.
Il lavoratore sa benissimo che l’impresa deve poter competere, perché se riesce anche lui sta meglio, ma un imprenditore serio sa altrettanto bene che senza dare la dignità ai lavoratori la sua impresa non crescerà.
Nella parola “sinistra” dovrebbero entrare oggi anche questi concetti che parrebbero distanti dall’origine, dalle radici che ci riportano alle contrapposizioni capitalismo e lavoro, ma invece così non è, sono due mondi che si tengono l’un l’altro alla ricerca di un equilibrio benefico per entrambi.
Non bisogna avere paura di essere definiti di “sinistra” da chi evoca puerilmente e demagogicamente mondi scomparsi, questo avverrà sempre, ma la sinistra di oggi deve con coraggio definire la sua nuova identità senza ascoltare facili raffronti con un passato che non ha più ragione d’essere.
La carta d’identità di oggi di un partito che vuole rappresentare la “sinistra” dovrebbe avere l’ambizione di guardare a una società più vasta di quella che storicamente ha sempre rappresentato, e questa aspirazione di essere un partito di una sinistra popolare, liberale, un partito laico del lavoro e dell’impresa può essere la molla che migliora la società nel suo complesso.
Certo, molte altre questioni sono sul tavolo del paese, ma si potrebbe cominciare da qui.
Ma questa parola “sinistra” ha sotto dei significati e ha il pregio di attrezzare un profilo,
sul vecchio e sul nuovo, e solo la storia deciderà ciò che è vecchio e ciò che è nuovo, e non certo chi la teme.
Quando si pronuncia la parola “sinistra” qualcuno si indispettisce, non dobbiamo nascondercelo ma a qualcuno fa un pò dispiacere così come altri pensano che sia di loro uso esclusivo.
Entrambi sono in errore chi per una parte chi per l’altra.
Ma “sinistra” è una di quelle parole che non hanno proprietario, non è di nessuno ma appartiene a tutti, almeno a tutti coloro che credono che la società non sia statica, ma possa essere sempre gradualmente migliorata.
In pratica è la parola che contraddistingue tutto il mondo progressista, certamente non l’unica ma storicamente la più accreditata alla rappresentanza.
E non a caso Pier Luigi Bersani, nuovo segretario del Partito Democratico, ne rivendica l’uso nel nuovo corso che si è aperto ben conscio di creare qualche malumore.
In fondo di aree politiche che si riconoscevano nella sinistra ce ne sono state molte in passato e ce ne sono molte anche oggi.
C’era e c’è ancora la sinistra liberale, quella cattolica, c’era anche quella democristiana, socialista, insomma “sinistra” è una parola che nel tempo ha sempre racchiuso in se tutti quei sentimenti di uguale libertà, uguale dignità, di tutti gli uomini e di tutte le donne del mondo.
Ed è un sentimento che per fortuna di tutti noi è ancora nella politica, e quindi non è una parola che può essere cancellata dal vocabolario soltanto perché a qualcuno da fastidio.
Ma non ci sono dubbi però che per fargli riprendere la sua funzione originaria dentro bisogna metterci molte cose nuove.
Per esempio dare l’idea che si sta costruendo un percorso alternativo all’attuale, altrimenti alla fine pur restando all’opposizione ad un governo di destra si viene percepiti come movimento sterile e impotente, frammentato e poco utile al paese, non in grado di lanciare messaggi chiari e coraggiosi in grado di attirare l’attenzione sui grandi temi della società.
Quando per la sinistra, per il mondo progressista, arrivano delle sconfitte l’opportunità è quella di guardarci dentro, capirne i motivi e se le sconfitte non sono state tanto grandi ciò consentirà di rilanciare un progetto.
Ed è quello che sta avvenendo nel Partito Democratico e nell’area che guarda con attenzione ai passi che il nuovo segretario compirà.
Un lavoro non facile, non aiutato dall’anarchismo diffuso nelle varie articolazioni territoriali frutto di vocazioni maldestre e affrettate.
Una cosa è però fuori dubbio ed è stata ben enunciata : la centralità del lavoro, anzi direi dei lavori.
Un punto fondamentale : il Lavoro e l’impresa.
Questi due mondi devono essere un punto di riferimento quando si parla di prospettive di benessere e di sviluppo dato che un partito popolare deve rivolgersi a entrambi e a entrambi dare delle idee, indicare una via d’uscita alla crisi che ci attanaglia.
Lavoro e Impresa, pur nella distinzione dei ruoli e con le rispettive dignità hanno un destino comune.
Il lavoratore sa benissimo che l’impresa deve poter competere, perché se riesce anche lui sta meglio, ma un imprenditore serio sa altrettanto bene che senza dare la dignità ai lavoratori la sua impresa non crescerà.
Nella parola “sinistra” dovrebbero entrare oggi anche questi concetti che parrebbero distanti dall’origine, dalle radici che ci riportano alle contrapposizioni capitalismo e lavoro, ma invece così non è, sono due mondi che si tengono l’un l’altro alla ricerca di un equilibrio benefico per entrambi.
Non bisogna avere paura di essere definiti di “sinistra” da chi evoca puerilmente e demagogicamente mondi scomparsi, questo avverrà sempre, ma la sinistra di oggi deve con coraggio definire la sua nuova identità senza ascoltare facili raffronti con un passato che non ha più ragione d’essere.
La carta d’identità di oggi di un partito che vuole rappresentare la “sinistra” dovrebbe avere l’ambizione di guardare a una società più vasta di quella che storicamente ha sempre rappresentato, e questa aspirazione di essere un partito di una sinistra popolare, liberale, un partito laico del lavoro e dell’impresa può essere la molla che migliora la società nel suo complesso.
Certo, molte altre questioni sono sul tavolo del paese, ma si potrebbe cominciare da qui.
Ma questa parola “sinistra” ha sotto dei significati e ha il pregio di attrezzare un profilo,
sul vecchio e sul nuovo, e solo la storia deciderà ciò che è vecchio e ciò che è nuovo, e non certo chi la teme.