Quaderni di Frontiera é uno spazio di cultura politica, uno strumento di riflessione pubblica che ha come obiettivo quello di alimentare la discussione allargandone il campo a professionalità e competenze. E’ un luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi le diverse tradizioni culturali e politiche, sviluppando idee e proposte in grado di contribuire a ridefinire il campo progressista, guardando all’Europa e alle sfide internazionali.

martedì 6 aprile 2010

Dall'opposizione al governo del Paese

Ora che le Regionali sono passate con tutta la loro carica di aspettative restano in piedi ancora alcuni ballottaggi importanti in città significative, soprattutto al nord, come Mantova per esempio, oppure al sud come Vibo, Lamezia, Gioia Tauro e altre.
Vista la situazione politica che era in corso - e che continua tutt’ora – Le Regionali per la sinistra italiana si sono chiuse in fondo senza fare eccessivi danni, per lei in particolare e per tutto il centro sinistra in generale.
Nonostante le pressioni mediatiche che come al solito tentano di distorcere la verità, il divario tra la destra e la sinistra si è ridotto a circa 3 punti percentuali, nulla a che vedere con l’abisso di poco tempo fa, sia per demeriti della destra che per merito della sinistra.
Questo è comunque il dato definitivo, la differenza si è ridotta.
Ognuno può dire ciò che vuole, ma la realtà dei consensi è questa, anche se per onor di verità va segnalato che all’appello mancano ben 7 regioni, il che non è proprio irrilevante per azzardare qualche previsione, ma qualche idea ognuno se la può fare.
Si apre adesso la fase più delicata, quella che dovrebbe portare le forze oggi all’opposizione al governo del paese.
Ma non tutte parteciperanno al raggiungimento di questo obiettivo, ed è questa l’unica certezza almeno fino ad oggi.
Alcune si affrancheranno per distanze ideologiche ritenute incolmabili, altre per mantenere un profilo distintivo verso il proprio elettorato di riferimento, qualcuna cullandosi nell’illusione che tornino tempi andati quando folle numerosissime attendevano nelle piazze slogan trascinanti, altre ancora semplicemente perché dietro alle parole non c’è sostanza alcuna, non ci sono idee forti.
Tutte queste cose potrebbero essere superate con utilizzo di quel buon senso che la situazione politica e Istituzionale richiede, ma su questo non sembra esserci margine.
E forse in fondo è meglio così, avere mediazioni infinite, prima, durante e soprattutto dopo l’eventuale ritorno al governo dell’Italia delle forze della sinistra e dei suoi alleati del centro sinistra, porterebbero a conflitti interni non auspicabili.
Quindi, l’attenzione massima che si dovrà porre in questa fase di approccio programmatico sarà la bontà e la sincerità delle forze politiche che vorranno stringersi attorno ad un progetto per il paese.
Un programma non per prendere voti, ma per cambiare lo stato delle cose, o almeno provarci, con decisione e in modo convinto.
Cose verso le quali la destra al governo appare sempre più lontana.
Serviranno per la sinistra e per i suoi alleati scelte coraggiose, molto coraggiose.
Ci saranno anche scontri con le varie lobby del paese che però non vanno viste sempre come il male assoluto, ma come gruppi portatori di interessi diversi.
Servirà la proposta sindacale per trovare soluzioni ampie e condivise per affrontare la problematica occupazionale.
Servirà trovare equilibrio tra le posizioni diverse che regolano la vita delle persone, i temi etici per esempio.
Ma avere idee non significa automaticamente avere programmi risolutivi, non significa affatto avere la condivisione complessiva.
Questo è il compito della politica, della politica che è mancata negli ultimi anni, una mancanza che ha lasciato il passo all’improvvisazione che ci governa oggi.
Bisogna diffidare di chi dice che ha la verità in tasca e la soluzione per tutto.
Sarebbe facile – come qualcuno fa – lanciare slogan propagandistici per attrarre l’attenzione e condivisione, parole e frasi del tipo “…lavoro fisso per tutti….”, “…casa per tutti….”,”…azzeriamo l’evasione fiscale…” E via di questo passo.
E chi non sarebbe d’accordo?
Ma se dietro a queste frasi e a questi propositi non esiste una strada da indicare che sia fattibile, ecco che tutto si riduce a pura e vuota campagna pubblicitaria deleteria per chi la propone e per tutti quelli che ai proponenti sono coalizzati.
La sinistra italiana ha bisogno di concretezza e non di illusioni.
Cullarsi nelle illusioni significa prenderci in giro, prendere in giro chi guarda con speranza verso un cambiamento della propria condizione lavorativa e sociale.
E alla fine alle illusioni ci si crede pure, salvo poi risvegliarsi e trovarsi di fronte per altri 5 anni ciò che abbiamo ora.
No grazie.
Si dice ciò che si vuole fare e si dice quello che non si può fare.
Quindi niente fantasie che creano solo risentimento.
Non sarà facile ma nemmeno impossibile.
Qui ci misureremo, vedremo se veramente siamo degni di guidare l’Italia o se siamo solo chiacchiere.
Iniziamo a gettare sul tavolo qualche idea, tutti insieme, poi vedremo.
Lo faremo anche noi, da qui, da queste pagine.
Facciamolo tutti.